VENEZIA - Comune, Soprintendenza e Tar in difesa dei "masegni" di Venezia. È stato respinto il ricorso di un bar-ristorante di Castello, affacciato sulla Riva degli Schiavoni, contro il rifiuto di sanare sei fori nel plateatico. «L'esecuzione di buccole per l'installazione di ombrelloni a fini commerciali costituisce una trasformazione irreversibile di una pavimentazione storica che caratterizza, per materiale, posa e dimensioni, l'intero suolo pubblico della città lagunare»: questa la motivazione con cui è stata rigettata la domanda.
Intervento senza autorizzazione
A presentarla era stato il locale "Al Gabbiano", titolare di una concessione per l'occupazione di suolo pubblico con tavoli, sedie, fioriere e appunto ombrelloni, che i gestori precedenti avrebbero voluto mettere in sicurezza attraverso un ancoraggio.
Il vincolo ai masegni
Tuttavia il Tribunale amministrativo regionale è entrato comunque nel merito della questione, arrivando a dichiarare «infondato» il ricorso del bar-ristorante. I giudici hanno rilevato che «la Soprintendenza ha provveduto ad una compiuta descrizione dello stato di fatto dei luoghi interessati esaminando il possibile impatto dell'intervento descritto sui valori paesaggistici oggetto di tutela» ed evidenziando la presenza «di una pavimentazione storica in "masegni" di trachite, caratterizzante il paesaggio urbano di Venezia e in particolare lungo il percorso storico della Riva degli Schiavoni e il carattere irreversibile del danno causato mediante la realizzazione delle sei buccole». Al riguardo è stato ricordato che il decreto ministeriale del 1985 ha dichiarato «il notevole interesse pubblico per l'intero ecosistema della laguna veneziana» in quanto «esempio unico di sistema ambientale quale fonte inesauribile di accumulazioni visive ad alta valenza estetica». In questa logica, dunque, la foratura non è compatibile «con il vincolo apposto alla città di Venezia, comprensivo della sua pavimentazione storica», anche perché «il pregiudizio arrecato alla pavimentazione, per quanto attualmente mascherato, risulterebbe palese nell'ipotesi in cui la concessione del ricorrente dovesse venir meno per qualsiasi ragione». È vero che Comune e Soprintendenza hanno siglato un protocollo per la sostituzione dei "masegni" rovinati, ma ciò non implica «di per sé che gli interventi idonei a demolirli (anche parzialmente, o comunque ad alterarli in modo irreversibile) siano compatibili con il vincolo esistente sulla città di Venezia».