L'ultimo post di Cloe annuncia il suicidio: «Qui finisce tutto. Buon cibo e musica per la festa d'addio»

Martedì 14 Giugno 2022 di Nicola Munaro
Cloe Luca Bianco
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VENEZIA - Sabato mattina, 11 giugno, all'ex miniera dell'Argenteria, tra Auronzo e Misurina, nel Bellunese, viene trovato in fiamme il furgone intestato a Luca Bianco, 57 anni, ex professore di San Donà di Piave (Venezia) che sette anni fa si era presentato in classe vestito da donna e aveva detto ai suoi studenti di chiamarlo Cloe. Ora abitava ufficialmente a Marcon, alle porte di Mestre, ma da casa mancava da tempo e la moglie non lo vedeva dal 2015. Dentro il furgone un corpo carbonizzato: i dubbi che sia quello dell'ex professor Bianco si fanno strada con lo scorrere dei minuti ma una certezza non c'è nemmeno adesso, arriverà dal test del dna.
Venerdì 10 giugno, alla vigilia dell'allarme lanciato da un passante che aveva visto le fiamme a lato strada che attraversa la val d'Ansiei, sul blog che Cloe gestiva - PERsone TRANSgenere, questa la grafia - compare un post: «Oggi la mia libera morte, così tutto termina di ciò che mi riguarda», il titolo.

Letto oggi, pochi giorni dopo il ritrovamento del camper e di quel corpo carbonizzato, sembra essere im quelle righe scritte da Cloe la spiegazione di tutto. E se il dna dovesse confermare i sospetti, quello di Luca Bianco-Cloe sarebbe un suicidio.


L'ULTIMA CENA
Cloe sceglie il greco: «autochiria», scrive.
Suicidio, si traduce.
«Subito dopo la pubblicazione di questo comunicato porrò in essere la mia autochiria, ancor più definibile come la mia libera morte - scrive Cloe Bianco - In quest'ultimo giorno ho festeggiato con un pasto sfizioso e ottimi nettari di Bacco, gustando per l'ultima volta vini e cibi che mi piacciono. Questa semplice festa della fine della mia vita è stata accompagnata dall'ascolto di buona musica nella mia piccola casa con le ruote, dove ora rimarrò. Ciò è il modo più aulico per vivere al meglio la mia vita e concluderla con lo stesso stile. Qui finisce tutto. Addio. Se mai qualcuna o qualcuno leggerà questo scritto». Una lettera che chiarisce molti aspetti, come il furgone diventato la sua «piccola casa con le ruote».


L'INVERNO 2015
L'ultimo lavoro, a giugno 2016, Luca Bianco l'aveva svolto come rilevatore per il censimento in Comune a Venezia. Poi più nulla. Ma in modo indelebile Luca Bianco aveva consegnato la sua storia alle cronache nell'autunno-inverno 2015 quando faceva il professore in un istituto superiore a San Donà di Piave e una mattina si era presentato in classe dicendo ai suoi alunni: «Cari ragazzi da oggi mi chiamerete Cloe». Quelle parole, accompagnate da minigonna inguinale, unghie laccate e ombretto alle palpebre, avevano fatto sgranare gli occhi nel novembre 2015 agli studenti dell'Istituto di agraria Scarpa-Mattei di San Donà di Piave. Agli alunni di prima che guardavano perplessi, Cloe aveva iniziato a spiegare le motivazioni di questo suo gesto, del percorso che l'aveva portato a essere considerato anche dagli altri una lei. «Lo desideravo da quando avevo 5 anni», «l'ho fatto adesso perché sono diventata di ruolo», avrebbe detto in classe secondo quanto un genitore ha riferito all'assessore all'istruzione della Regione Veneto, Elena Donazzan. Il professore era stato anche sospeso per tre giorni.
«Ciò m'è già costato la gogna nazionale, nonché continua per tali motivi la reiezione da tutta la collettività delle minoranze sessuali, ma ne vale la pena pur essendo altissimo il prezzo che sto pagando», scriveva nel blog.

 

Ultimo aggiornamento: 16:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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