La rivolta dei pescatori da Chioggia a Caorle, l'Unione europea dice stop allo strascico: «Sarà la nostra fine»

Sabato 24 Giugno 2023 di Diego Degan
La rivolta dei pescatori da Chioggia a Caorle, l'Unione europea dice stop allo strascico: «Sarà la nostra fine»

CHIOGGIA - C'erano tutti, ieri mattina, nel piazzale del mercato ittico all'ingrosso, a sostenere le rivendicazioni dei pescatori contro il Puano d'azione proposto (ma non ancora operativo) dalla Ue sulla pesca: i rappresentanti sindacali di Flai-Cgil, Fai.Cisl e Uila.Pesca, delle organizzazioni di categoria, Coldiretti, Legapesca, Confcooperative, c'erano esponenti istituzionali come i consiglieri regionali Marco Dolfin e Jonatan Montanariello, il sindaco, Mauro Armelao, e l'assessore comunale alla pesca, Elena Zennaro, la deputata Martina Semenzato e, a Caorle, dove si svolgeva una manifestazione parallela, l'europarlamentare Rosanna Conte.

BANDIERE

Tutti insieme con le bandiere sindacali e nessuna bandiera di partito, a indicare l'impegno comune per "salvare la pesca", così come diceva lo striscione che ha fatto da parola d'ordine per la foto di gruppo. C'erano tutti, tranne i pescatori. Sì, certo, alcuni armatori erano lì ma si contavano sulle dita di una mano, o poco più: il segnale di problemi che vanno oltre l'ulteriore stretta che potrebbe per chiudersi sul mondo della pesca. Il Piano d'azione della Ue prevede, infatti, lo stop alla pesca a strascico, entro il 2030, in tutte le aree marine protette, la cui estensione, tra l'altro, sarà incrementata nello stesso periodo, di circa un terzo. La norma riguarda tutti i Paesi europei ma, ovviamente, colpisce in maniera diversificata, a seconda delle caratteristiche di ciascuno.
«A livello nazionale spiega Montanariello - lo strascico rappresenta il 20% della flotta totale peschereccia, con 2088 unità, circa 7000 lavoratori, il 30% degli sbarchi e il 50% dei ricavi.

E il Veneto, essendo leader nazionale di settore, non può pagare ulteriore dazio oltre a quello che ha dovuto già subire nel recente passato. Serve un intervento basato sul buon senso non praticato con la mannaia».

RISTORANTI

In particolare, la marineria veneta conta 655 imbarcazioni marittime di cui 190 a strascico, un sistema di pesca tradizionale «che garantisce oltre il 70% del pesce che arriva sulle nostre tavole e nei ristoranti spiega Alessandro Faccioli, responsabile Impresa Pesca Veneto - ci sono alcune specie di grande qualità che arrivano al mercato ittico ancora vive, si tratta quindi di una freschezza di prodotto che dà ancora più valore a questo pescato. Viene inoltre garantita tracciabilità. Tutto questo invece lo abbiamo dal prodotto che arriva dagli altri Paesi? E togliendo il nostro pesce dal commercio, cosa arriverà per rimpiazzarlo?»
Pierpaolo Piva (Fai-Cisl) è drastico: «L'applicazione di queste limitazioni rischia di mettere alla fame i pescatori e le loro famiglie, oltre a causare la morte di centinaia di imprese». Le limitazioni alla pesca (in tutta Europa), osserva il sindaco Armelao, «hanno come conseguenza quella di compromettere tutto il parto a favore di quello estero. Il rischio reale è di avere sulle nostre tavole del pesce proveniente dall'estero e non più quello del nostro mare», con minori o nulle garanzie di tracciabilità e salubrità del prodotto.
Tanto più che la limitazione dello strascico non sarebbe affatto necessaria. «La politica europea della pesca che si sta attuando da alcuni anni spiega Antonio Gottoardo, di Legapesca con riduzione delle giornate e degli orari di lavoro, ha già portato a un incremento degli stock di diverse specie catturate con lo strascico: occorre solo proseguire su questa strada, non servono altri tagli». «Sono dati certificati dall'Ispra rincara Carlo Muccio di Uila-pesca è l'Europa che si basa su dati ormai superati dai fatti. Possiamo dimostrarlo, come abbiamo già fatto per la taglia delle vongole».

Ultimo aggiornamento: 25 Giugno, 10:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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