VENEZIA (askanews) - Siamo a Lio Piccolo, località della laguna veneziana vicina all'aeroporto del capoluogo veneto.
"L'iniziativa mira a piantare 50.000 alberi nei prossimi 5 anni - spiega Lucio Brotto di Etifor - e in un decennio stimiamo una produzione aggiuntiva di oltre 100.000 pesci grazie al solo contributo della foresta protettiva disposta a filari lungo gli argini".
"Si tratta di un progetto avanguardistico - aggiunge Andrea Arrighi, Vice President Human Resources & Organization di Lagardère Travel Retail Italia - per la sua duplice finalità: da un lato la messa a dimora di migliaia di nuovi alberi lungo gli argini di valli da pesca abbandonate e dall'altro il miglioramento delle funzionalità legate all'allevamento ittico, valorizzando, contestualmente, antiche tradizioni lagunari".
Qui esistevano vere e proprie vasche d'allevamento naturali collegate da canali che non necessitavano di impiegare mangimi o di stimolare artificialmente la frequentazione da parte di pesci e avifauna, ma che sfruttavano unicamente l'energia dei fenomeni naturali, quali sole, vento e maree, e la catena alimentare da essi sostenuta, per l'allevamento di specie ittiche autoctone di acqua marina o salmastra. L'abbandono degli ultimi 30 anni ha causato l'interramento e la scomparsa degli alberi chiamati a tutelare le specie presenti, con la conseguente riduzione della loro popolazione.
L'intervento coordinato dal team tecnico di Etifor prevede di dare nuova vita alle valli abbandonate e di migliorare la funzionalità di quelle ancora utilizzate per l'allevamento ittico estensivo, attraverso l'impianto di alberi in grado di proteggere le acque dal sole nei mesi più caldi e dal gelo invernale o dalla Bora nel resto dell'anno, mantenendo così la temperatura dell'acqua ideale per la creazione di nuove colonie ittiche di orate, branzini, boseghe, caustelli, volpine, verzelate e lotregani. Le piante, inoltre, proteggono dagli attacchi dei numerosi predatori volatili tipici della laguna veneziana e rinforzano gli argini stessi con le loro radici. Le specie messe a dimora sono autoctone o naturalizzate, non invasive, tra cui: leccio, marasca, ginepro, tamerice, prugnolo, pioppo e olivello spinoso.