«Le valli da pesca della laguna di Venezia non possono essere vendute». Soggette solo a concessioni

Mercoledì 10 Maggio 2023 di Raffaella Vittadello
«Le valli da pesca della laguna di Venezia non possono essere vendute». Soggette solo a concessioni

VENEZIA - La comunicazione ufficiale del Provveditorato alle Opere pubbliche è arrivata al Consiglio nazionale del notariato di Roma il mese scorso: «Le valli da pesca della Laguna di Venezia sono a tutti gli effetti aree demaniali, soggette non a compravendita, ma a concessione demaniale marittima lagunare. Gli eventuali atti notarili riguardanti la cessione, a qualsiasi titolo, di tali aree, sono da considerarsi nulli».
Quindi nessun rogito è possibile, nessun passaggio di proprietà, perché la proprietà appartiene allo Stato, che può dare le aree solo in concessione, anche pluriennale, a fronte del pagamento di un corrispettivo.

Una nota ufficiale, quella del Provveditorato, che pur definendo una posizione già nota per la giurisprudenza, chiude definitivamente le rivendicazioni di chi, magari, poteva esibire un attestato di proprietà di secoli fa, che potrebbe essere stato anche trasmesso per successione o per vendita da generazioni, ma che di fatto risulta carta straccia perché oggetto della proprietà è l'acqua della laguna, per sua natura patrimonio della collettività.
Il Provveditorato di Venezia ha quindi invitato a diffondere queste poche righe tra tutti i notai d'Italia, perché si comportino di conseguenza, anche se le valli da pesca sono caratteristica della laguna veneta: nessun rogito è possibile per «i compendi di terra e acqua collocati lungo il bordo continentale della Laguna di Venezia, nei quali si esercitano le attività primarie, nonché una specifica modalità di allevamento del pesce».

 

LA STORIA

Una questione tutt'altro che semplice, che ha visto, negli ultimi trent'anni, ricorsi in tutti i gradi di giudizio, compresa la Corte dei diritti dell'uomo a Strasburgo, dove si è raggiunto un "accordo amichevole" per la valle Pierimpiè, che vedeva contrapposta un'azienda agricola e lo Stato, a proposito dell'occupazione ritenuta abusiva. E che ha creato un precedente importante: negli anni 90 l'allora Intendenza di finanza (oggi Agenzia delle Entrate) aveva intimato ai vari "proprietari" di lasciare i terreni che occupavano in quanto "aree demaniali". Di lì una serie di ricorsi in sede civile, che iniziarono una lunga diatriba sulla natura giuridica delle valli, che oggi hanno delle conformazioni molto diverse da secoli fa, perché la laguna è in continua evoluzione morfologica.
L'accordo raggiunto a Strasburgo prevedeva che i titolari della Valle Pierimpiè fossero autorizzati a continuare l'occupazione dell'area per svolgere le attività in essere per altri 20 anni, secondo la stipula di una concessione regolamentata dai canoni varati nella legge di stabilità del 2014. Lo Stato, per contro, avrebbe rinunciato all'indennizzo totale dovuto dall'azienda per l'occupazione "senza titolo" dell'area demaniale - che sarebbe stata una cifra astronomica, intorno ai 20 milioni di euro - limitandosi invece a richiedere l'indennizzo per gli ultimi 10 anni precedenti alla sentenza.
E sul "quantum" da corrispondere allo Stato ci sono trattative in corso tra i vari concessionari, che evidentemente non hanno gradito la presa di posizione giuridica, visto che le cifre si aggirano sull'ordine di centinaia di migliaia di euro all'anno, perché generalmente si tratta di estensioni molto ampie.
Recentemente, ad esempio, una nota agenzia immobiliare specializzata nel settore delle compravendite di lusso pubblicizzava la vendita di una villa nel cuore della laguna, circondata da mille ettari di laguna: una prestigiosa residenza (tra la villa principale, la casa della pesca, i depositi e i magazzini) da 1500 metri quadrati, con circa 18 camere e 7 bagni e trattative riservate.

LA PRESIDENTE

«Prendiamo atto della nota dello Stato - commenta Anna Bianchini, presidente del consiglio notarile del distretto di Venezia - sulle valli da pesca sappiamo come regolarci perché sono in numero limitato e ora la normativa è chiara.

Più difficile invece è la questione degli stagni da pesca, dei canali, o comunque di piccoli corsi d'acqua, che potrebbero essere demaniali, all'interno di proprietà private, che si sono modificate nel tempo. C'è bisogno di un aggiornamento catastale, in modo da rimappare tutte le aree lagunari, al momento del rogito. E chiediamo la collaborazione dei tecnici del Provveditorato alle Opere pubbliche per eventuali sopralluoghi, per valutare caso per caso come regolarci, ad esempio con corsi d'acqua che risulterebbero dalle planimetrie ma si sono interrati nel tempo, per cause naturali».

Ultimo aggiornamento: 11:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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