Il Governo impugna il bilancio del Veneto: il ministro Calderoli dà lo stop e il caso finisce in Corte Costituzionale

La Regione reclamava l'Irap e l'Irpef recuperate dall'Agenzia delle Entrate

Venerdì 17 Febbraio 2023 di Alda Vanzan
Roberto Calderoli e Luca Zaia

Il ministro che sta cercando di attuare l'autonomia differenziata ha chiesto e ottenuto di impugnare davanti alla Corte costituzionale una legge della Regione Veneto che cercava di anticipare l'autonomia tributaria.
Un paradosso? La notizia è che ieri sera il Consiglio dei ministri, su proposta di Roberto Calderoli, competente non solo per l'Autonomia ma anche per gli Affari regionali, ha impugnato la legge veneta numero 30 del 2022, cioè la legge di Stabilità.

Ed è l'unica legge di Stabilità, tra tutte quelle esaminate ieri, che Palazzo Chigi ha contestato, decidendo di andare davanti alla Consulta.

Perché Calderoli impugna la legge del Veneto?

Di fatto è la prima impugnazione di una legge regionale del Veneto da quando c'è il Governo di Giorgia Meloni, con ministro il leghista Calderoli. Ma l'aspetto interessante è l'argomento che è stato impugnato. Non la rideterminazione dell'Irap per salvare le case di riposo pubbliche. Non la riduzione del bollo auto. E neanche l'esenzione del pagamento della tassa automobilistica per le auto blu della Regione.

Il motivo del contendere sarebbe l'articolo 10 della legge di Stabilità, quello intitolato: "Disposizioni tributarie"

Sei righe (per i più incomprensibili) portate in aula lo scorso dicembre dall'assessore al Bilancio Francesco Calzavara per dire che l'attività di recupero relativo a tributi regionali, l'Irap ma anche la quota nazionale dell'addizionale Irpef, dovrebbe rientrare nelle casse regionali. Ossia: hai evaso il fisco? adesso ti metti in regola con l'Agenzia delle entrate e paghi il dovuto? Benissimo, però quei soldi non devono andare a Roma perché sarebbero stati - e quindi sono ancora - del Veneto.

Che la norma fosse a rischio impugnazione, a Palazzo Balbi lo avevano messo in conto. Sapevano anche che una norma del genere avrebbe rappresentato una anteprima nazionale. E che, se fosse passata, anche le altre Regioni molto probabilmente si sarebbero accodate. Anche perché non stiamo parlando di bruscolini: le nuove "disposizioni tributarie" avrebbero consentito a Palazzo Balbi di recuperare una cifra tra i 20 e i 30 milioni di euro all'anno. Un anticipo di autonomia? In Regione dicono di no, dicono che sarebbe stata solo una partita di giro già in essere. Anche perché il meccanismo già funziona in altri casi. La legge di Stabilità ha modificato infatti due leggi - la numero 36 del 2007 e la numero 7 del 2011 - con cui già si prevedeva lo stesso meccanismo per i proventi recuperati da altre attività di controllo e cioè l'accertamento con adesione e la conciliazione. Quanto al meccanismo, l'idea era di versare i proventi derivanti dal ravvedimento operoso in uno specifico conto corrente presso la tesoreria regionale.

Peccato che il Governo abbia detto no: talune disposizioni della legge di Stabilità del Veneto - recita il comunicato di Palazzo Chigi - "si pongono in contrasto con la normativa statale in materia di armonizzazione dei bilanci pubblici, violando l'articolo 117, comma 2, lett. e) della Costituzione, nonché l'articolo 81, relativamente alla copertura finanziaria". Come andrà a finire? Il Veneto non ha nessuna intenzione di mollare. Deciderà la Corte costituzionale.

Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 08:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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