Troppe aggressioni negli ospedali al personale sanitario: Ulss e Prefettura dettano le regole

Mercoledì 29 Novembre 2023 di Alvise Sperandio
Ospedale (foto di archivio)

MESTRE - Prefettura e Ulss veneziane rinnovano il patto contro le aggressioni a danno del personale sanitario. Ieri hanno firmato il protocollo d'intesa che recepisce tutte le attività di informazione e formazione messe in atto nei mesi scorsi e in sostanza le riconferma, nel loro modello operativo, anche per il futuro. Il tema, d'altra parte, è delicato quanto attualissimo. Nell'Ulss 3 Serenissima si contano, mediamente, una trentina di episodi di insulti, ingiurie o minacce al mese, mentre in 6-7 casi c'è chi alza le mani e attacca fisicamente chi sta facendo il proprio lavoro per dare un servizio pubblico di cura.

IL PIANO
Il percorso era iniziato ancora a metà marzo, sostanziandosi in incontri congiunti con le Forze dell'ordine al padiglione Rama e anche sul campo, in Pronto soccorso, per mettere a punto le buone pratiche che adesso trovano compimento nel documento sottoscritto ieri.

Erano presenti il prefetto Michele di Bari (a uno dei suoi ultimi atti vista la nomina a Napoli), e i direttori generali Edgardo Contato per l'Ulss 3 Serenissima e Mauro Filippi per la 4 Veneto orientale. «Il protocollo si legge nella nota ufficiale prevede percorsi condivisi, con modalità d'azione prestabilite, concordate ed efficaci, per affrontare, e possibilmente prevenire, un'aggressione o atteggiamenti violenti all'interno delle strutture sanitarie e dei servizi sanitari». Un'intesa utile alle Forze dell'ordine per codificare bene fattispecie e modalità di primo intervento in situazioni molto delicate da gestire, a esempio in presenza di persone che danno in escandescenze per uso di sostanze stupefacenti, malattia psichica in scompenso, quadri neurologici complessi. Una collaborazione che trova applicazione negli ambiti più esposti, quali i Pronti soccorso e i reparti di Psichiatria. «È fondamentale ha spiegato di Bari assicurare agli operatori sanitari la possibilità di lavorare in condizioni di sicurezza, salvaguardando la loro incolumità e garantendo, al contempo, quella serenità necessaria per lo svolgimento di attività di grande importanza per la salute dei cittadini».

LA PROCEDURA
Il protocollo definisce nel dettaglio le varie fasi in cui si articola la corretta gestione di un soggetto non collaborante o aggressivo: il primo contatto di segnalazione e valutazione congiunta di una situazione di potenziale crisi, la presa in carico dell'intervento sul territorio o nella struttura sanitaria, le modalità di gestione durante il trasporto, la collaborazione tra curante e Forze dell'ordine nei Pronti soccorso e negli ospedali. Soddisfazione e impegno rinnovato è stato espresso dai dg Contato e Filippi. «Questo protocollo ha detto il primo consente finalmente alle Forze dell'ordine di collaborare in modo pieno, puntualmente e correttamente normato, a sostegno degli operatori sanitari. E questi ultimi, affiancati in modo risolutivo da chi ha il compito della gestione della sicurezza, possono concentrarsi meglio sulla parte terapeutica».
 

Ultimo aggiornamento: 30 Novembre, 11:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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