Sanità, il 2023 sarà l'anno nero: in Friuli Venezia Giulia 55mila pazienti senza medico

Dati allarmanti dagli ambulatori: almeno 35 dottori tra Udine e Pordenone lasceranno l'incarico per limiti d'età

Venerdì 30 Dicembre 2022 di Marco Agrusti
Sanità, il 2023 sarà l'anno nero: in Friuli Venezia Giulia 55mila pazienti senza medico

Una decina nella sola provincia di Pordenone, senza una specifica concentrazione nelle aree già disagiate per altri motivi come quelle montane. Insomma, anche in pianura e in città. In provincia di Udine numeri ancora più alti, che arrivano a sfiorare la trentina. E questi sono solamente i dati certi, perché in realtà la quota potrebbe essere ancora più alta. Sono quasi 40, nei due territori più grandi del Friuli Venezia Giulia, i medici di medicina generale che lasceranno il loro ambulatorio nel corso del 2023. Chi già nei primi mesi dell’anno, chi nella seconda metà. 
Cambia poco: si aprirà un problema enorme per la sanità territoriale e per l’assistenza ai pazienti. Si tratta del dato più alto degli ultimi dieci anni, con circa 55mila pazienti che rimarranno almeno provvisoriamente a piedi.


LA MAPPA
Da Aviano a Brugnera, ma nella cartina delle criticità c’è anche Pordenone. In allarme pure Roveredo, mentre in provincia di Udine il problema è sparso su tutto il territorio, dalla montagna al mare, con numeri che seguono la proporzione degli abitanti. Attualmente, ogni medico di medicina generale gestisce dai 1.500 ai 1.700 pazienti.

Non si è ancora arrivati all’estensione ulteriore del massimale fino alla quota di 1.800 assistiti. Ma i conti non sono difficili da fare: come minimo, il 2023 per il Friuli Venezia Giulia rappresenterà l’anno in cui circa 55mila pazienti (ma si arrotonda purtroppo per difetto) si ritroveranno improvvisamente senza il loro storico medico di medicina generale. Nulla di strano, se funzionasse il cosiddetto turnover, quindi il meccanismo di sostituzione dei professionisti pensionati con i nuovi ingressi. Il problema è che da tempo questo ingranaggio non si muove più. E il rischio che davvero i pazienti si ritrovino improvvisamente senza un riferimento è più che mai concreto.


IL FUTURO
C’è poi un dato, disponibile per ora solamente per la provincia di Udine, che rappresenta in vero incubo per il futuro. «Da qui al 2030 - spiega il presidente friulano dell’Ordine dei medici, Gian Luigi Tiberio - ad andarsene sarà più del 50 per cento dei medici di medicina generale della provincia di Udine». I primi saranno quelli nati nel 1953, seguiranno gli altri. «Si parla di circa 450 professionisti sugli 800 operanti sul territorio provinciale». Un’ecatombe. 
«E si parla solamente di chi lascerà l’incarico perché avrà raggiunto il limite anagrafico dei 70 anni - è l’allarme lanciato da Tiberio -, perché in realtà i medici di medicina generale possono iniziare ad andare in pensione già a partire dai 62 anni. Lo possono fare chiaramente rinunciando a qualcosa dal punto di vista economico, ma non sono pochi i professionisti che scelgono di abbandonare il lavoro in anticipo perché non ce la fanno più». Dai 68 anni in poi, invece, i medici di medicina generale possono andare in pensione anche senza rimetterci economicamente.


CORRETTIVI
In provincia di Pordenone l’Azienda sanitaria del Friuli Occidentale sta provando a tracciare una strada diversa per evitare che i pazienti rimangano totalmente senza l’assistenza dei medici di famiglia. In provincia di Udine, la più popolosa ed estesa del Friuli Venezia Giulia, la soluzione del problema sembra invece molto più lontana, anche a causa della conformazione stessa del territorio, fatto di tanti piccoli paesini e di pochi centri di dimensioni maggiori. «Il decisore politico nazionale - è stato lo sfogo di Gian Luigi Tiberio - non ci sta dando le soluzioni che meritiamo. Esiste un importante conflitto dettato dalla legge Madia, che impedisce ad esempio il cumulo tra la pensione e un altro reddito. Dovrebbe essere superato». Per permettere anche al medico ultrasettantenne di rimanere - a scelta - in servizio con una remunerazione congrua. «E poi il personale di studio, che non basta ancora. Il 70 per cento del lavoro di un medico di medicina generale oggi riguarda adempimenti da ufficio». 

Ultimo aggiornamento: 17:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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