Quel cimitero scomparso e la terra che restituisce le sue salme tormentate

Sabato 2 Giugno 2018 di Paola Treppo
Quel cimitero scomparso e la terra che restituisce le sue salme tormentate
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CAMPOLONGO TAPOGLIANO (Udine) - C'è un cimitero scomparso e sue le salme tormentate affiorano dalla terra smossa dagli aratri dei contadini. Dove? in Friuli. Ma partiama dall'inizio. Perché questa è una storia vera.

C’era una volta una villa romana
C’era una volta una villa romana, a Cavenzano, nel comune di Campologo Tapogliano. C’era una volta. Sì, perché adesso di quella splendida dimora, cui si accedeva da un viale come in tutte le residenze signorili, non c’è rimasto più niente, se non la memoria. E il nome, forse, di chi aveva l’aveva costruita, Calvenzio, che poi è passato a indicare questa località in mezzo alle campagne della Bassa Friulana. 

La chiesa e il cimitero 
«Con la caduta dell’Impero Romano - spiega lo scrittore e storico locale Giulio Tavian, docente che ha scritto diversi libri su queste zone -, quella villa è andata via via in rovina, abbandonata. Ci fu una riorganizzazione radicale dell’abitato e per un periodo la signorile dimora fu utilizzata come magazzino, come granaio. Accanto c’era anche una chiesa e, annesso al luogo sacro, il cimitero. Era dedicata a Santa Maria Assunta, a significare la grande importanza che aveva».

Il bosco di Logar
Nei decenni, dopo l’abbandono, anche della chiesa, ci fu l’avanzata del bosco. «Ecco perché questa area si chiama, anche oggi, Logar. Un nome che deriva quasi per certo da “Log” che, in sloveno, significa bosco. Evidentemente, quindi in questa zona di Cavenzano, erano cresciute parecchie piante e la gente del posto ci andava a far legna. La chiesa, piano piano, fu spogliata dei suoi arredi che trovarono spazio in un'altra chiesa, in un abitato creato in un altro punto di Cavenzano. Siano nel tardo medioevo e un ricco prete aveva donato un terreno perché ci venisse fatta sopra una nuova chiesa, più grande, adatta alle nuove esigenze dei fedeli. Era don Daniele Justolin». 

Piano piano scomparve tutto
Che fine fece la vecchia chiesa annessa alla dimora romana? «Piano piano scomparve tutto. Poco sappiamo, in realtà. Perché non c’è più nulla oggi. Solo campi arati. Tutti privati, dove non si può fare accesso, pena l’essere denunciati. Si sa che fino agli anni Settanta del secolo scorso, nell’area della ex chiesa si facevano le rogazioni, la benedizione della terra. Con duplice funzione: da una parte invocare il Signore, il bene, i santi, affinché grandini e siccità non si portassero via i raccolti, e dall’altra controllare i confini, le proprietà». Allora si intravvedeva ancora un edificio in muratura, bianco, o quel che ne restava. Poi più nulla.

Raso al suolo 
«Il cimitero di Logar fu usato fino all’Ottocento; da un vecchio disegno che è stato recuperato si può capire che aveva una forma rettangolare, che era protetto da mura di cinta. Vicino, la casa ex-villa, era stata per un periodo la casa del sagrestano, del nonzolo, come si diceva al tempo. Pure lui, poi, morto il borgo, se n’era andato. Gli edifici sacri profani di Logar furono usati allora come cava per costruire il nuovo borgo. Tutto fu demolito. Ma resta la memoria, seppure sbiadita, di quel paesino».

Cosa restituisce la terra 
«Negli anni, spianato tutto, continuano ad emergere tessere di mosaico, piccoli reperti archeologici, qualche utensile, anche resti di ossa umane. Succede quando i contadini arano la terra. Non sappiamo; forse non sapremo mai, se le salme di questo antico cimitero, usato per secoli, furono esumate e portate altrove. O se sono ancora lì. Di certo il fatto che pezzi di ossa vengano alla luce a seguito dei lavori fatti dai contadini fa pensare». 

I lamenti dei morti
Lo storico non si addentra oltre; racconta la storia di questo luogo scomparso in base agli studi meticolosi e alle ricerche che ha fatto; parla a ragion veduta. Ma ci sono diverse persone, in questa zona del paese, che mantengono la memoria dei morti dimenticati di Logar. Qualcuno va pregare lì vicino, per dare loro pace. Altri dicono di sentire i loro lamenti, nelle notti più buie, nelle giornate di nebbia.

C’è chi sente energie particolari: i più sensibili captano, per così dire, le loro voci. Suggestioni? Forse. O forse no. «Questa zone, al pari di molte altre, in Friuli, fu ripopolata in tempi antichi da genti slave, richiamate a colonizzare terre rimaste deserte: non solo perché depredate o massacrate da battaglie, sterminate da pestilenze, ma anche completamente ridisegnate dalla modifica del corso dei torrenti, tra cui il Torre».
Ultimo aggiornamento: 3 Giugno, 14:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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