Filmati, telefonate e controlli di polizia per ricostruire l'omicidio di Lauretta

Al via il processo contro Vincenzo Paglialonga in Assise. Respinta l'istanza di perizia: si deciderà a fine istruttoria

Venerdì 28 Aprile 2023
Filmati, telefonate e controlli di polizia per ricostruire l'omicidio di Lauretta

UDINE - Orari delle telecamere sfasati, un imputato che non dà spiegazioni logiche, telefonate al 112 e tre controlli da parte della Polizia di Stato.

In Corte d'assise è cominciato il processo che dovrà ricostruire l'omicidio di Lauretta Toffoli, uccisa a 74 anni la notte tra il 6 e il 7 maggio 2022 nel suo appartamento di via della Valle. Sott'accusa c'è Vicenzo Paglialonga, 41 anni, il vicino di casa che quel giorno aveva lasciato il carcere di Pordenone per gravi motivi di salute ed era stato collocato agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. La vittima è stata massacrata nella notte con 36 coltellate. Lei abitava al secondo piano, lui al primo. Ieri Paglialonga non era presente. Il suo difensore, l'avvocato Piergiorgio Bertoli, ha rinnovato l'istanza di perizia psichiatrica sulla capacità dell'imputato di agire in sede processuale, richiamandosi anche a una precedente perizia del dottor Francesco Piani in cui si evidenzia che il 40enne è parzialmente incapace di intendere e volere. La Corte presieduta da Paolo Alessio Vernì (a latere il giudice Paolo Milocco e non togati) ha respinto la richiesta riservandosi tuttavia una decisione all'esito dell'istruttoria dibattimentale. Dopodichè ha chiesto al pm Claudia Finocchiaro di convocare il primi testimoni.


LE TELECAMERE
Un investigatore della Squadra Mobile è stato a lungo sentito sulle immagini estrapolate sulla telecamera installate da Paglialonga sull'uscio del suo appartamento e su quella della sua dirimpettaia. Tre i fotogrammi da cui partire per ricostruire quanto accaduto nella palazzina Ater di via della Valle. Mostrano le pattuglie dei poliziotti della Squadra Volante intervenuti per controllare che Paglialonga fosse in casa. Il primo è alle 0.29. Luci e televisione sono accesi ma Paglialonga non risponde e non apre. All'1.37 nuovo controllo. Stavolta l'imputato apre, gli agenti si fermano cinque minuti, verificano che il braccialetto elettronico è stato manomesso e poi vanno via. Alle 7 l'obiettivo della telecamera di Paglialonga viene oscurato con un pezzo di carta. Poi, alle 9.50, terzo controllo, quando la pattuglia non riceverà risposta. A confermare la presenza dei poliziotti c'è anche la telecamera della vicina di casa. La stessa che riprende Paglialonga nel pianerottolo durante la notte: è davanti alla porta, dove si ferma anche per diversi secondi. «Gli orari delle telecamere - osserva l'avvocato Bertoli - non sono coordinati, non corrispondono alla narrazione dell'accusa e all'orario dell'omicidio collocato tra l'1 e le 2. Inoltre, quella di Paglialonga è sfasata di 10 anni, quella della vicina di qualche minuto».


TESTIMONI
Oggi verranno sentiti i poliziotti della Volante che hanno fatto i tre controlli. C'è ancora molto da capire. A cominciare dal momento in cui è scattato l'allarme che avrebbe dovuto segnalare alla sala operativa della Questura la manomissione del braccialetto elettronico. E poi dalla presenza nell'appartamento dell'imputato di un borsone contenente indumenti della vittima. Ulteriori chiarimenti sono attesi sulle tre telefonate fatte dallo stesso Paglialonga al 112 e, nel primo pomeriggio del 7 maggio, ai Vigili del fuoco affinché gli aprissero la porta dell'appartamento: era uscito (o, meglio, evaso) senza portarsi dietro le chiavi. A tutelare i parenti della vittima ci sono gli avvocati Lorenzo Reyes, che assiste il figlio, e Paola Cannata per le sorelle.

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