L'omicida a casa ma non si curava, esplode il caso: perché era ai domiciliari?

L'avvocato: "Non è ancora in grado di parlare, non assumeva i farmaci prescritti"

Martedì 10 Maggio 2022
Vincenzo Paglialonga

UDINE - Si saprà questa mattina se verrà convalidato il fermo per l'omicidio della donna ritrovata senza vita nel suo appartamento di via della Valle, nel quartiere di San Rocco a Udine. In carcere c'è Vincenzo Paglialonga, l'uomo di 40 anni accusato di aver ucciso la vicina di casa Lauretta Toffoli nella notte tra venerdì e sabato. L'udienza di convalida sarà celebrata nel carcere di via Spalato, nel capoluogo friulano, dove l'uomo è detenuto dalla serata di sabato dopo che a lui gli agenti della Squadra Mobile sono arrivati unendo i tasselli e le testimonianze raccolte nelle prime fasi dell'indagine.
L'appuntamento è alle ore 11.00 alla presenza del Giudice per le indagini preliminari, il dottor Matteo Carlisi. Sarà lui a decidere sul fermo e sulle eventuali misure da prendere nei confronti del soggetto che al momento, che ha spiegato il suo legale difensore, l'avvocato Piergiorgio Bertoli, «si trova nelle medesime condizioni psicofisiche della giornata di sabato, ovvero ha ricordi molto confusi e incapacità di ricostruire gli eventi delle ultime giornate; ha manifestato l'intenzione di chiarire quanto successo ha specificato il legale - ma non è in grado fisicamente di farlo, dopo averlo incontrato ho percepito che il suo eloquio risulta ancora molto rallentato e questo è legato alla sua gravissima patologia con conseguente situazione fisica compromessa».
A tal proposito in molti, tra cui i parenti della vittima, si chiedono come mai fosse stato posto ai domiciliari pur con il percorso legato alla cura al Sert, seguita in maniera discontinua; c'è chi fa notare come la detenzione in carcere magari avrebbe potuto contribuire ad una maggiore continuità assistenziale e ad un conseguente miglior controllo del soggetto. Da parte sua l'avvocato Bertoli replica però che «già i giudici avevano già dichiarato la sua incompatibilità con la detenzione carceraria» proprio per questo motivo legato alla situazione psicofisica di Paglialonga.
«Il fatto poi che non sia riuscito ancora ad esprimersi in sede di interrogatorio specifica Bertoli è dovuto alla mancata assunzione delle terapie nel giorno dell'arresto e nel giorno successivo; la sua confusione mentale è nei fatti, Paglialonga non è presente a se stesso; spero che nella giornata odierna (ieri, ndr) la terapia sia ripresa in carcere e possa determinare situazioni più lineari nelle sue capacità di ricostruire». Elemento, questo, che però contraddice quanto sostenuto dai giudici, ovvero che in carcere non avrebbe potuto sostenere adeguatamente le terapie: se non era in grado di seguirle prima, evidentemente non può esserlo neppure adesso. Ecco quindi che l'udienza di convalida dell'arresto di oggi assume un'importanza particolare proprio perché il giudice dovrebbe anche stabilire se la situazione psicofisica del sospettato è o non è compatibile con il regime carcerario. Difficile a questo punto pensare che non lo fosse tre giorni fa, e lo sia ora. Nel caso, verrebbe smentita la decisione del giudice che l'aveva mandato ai domiciliari e le perplessità espresse da molti troverebbero una giustificazione.
Assieme alla convalida per l'accusa di omicidio oggi sarà discussa anche quella per evasione. Venerdì pomeriggio l'uomo aveva lasciato il carcere di Pordenone ed era stato posto, appunto per motivi di salute, agli arresti domiciliari dai quali poi appunto è evaso. La difesa dell'indagato ha già nominato un proprio perito: si tratta del medico legale Nicola Li Volsi. Per confutare le accuse della Procura, è stato anche nominato un esperto della scena del crimine: si tratta dell'ex carabiniere Edi Sanson. «Sarà fondamentale verificare l'ora in cui il mio assistito si è liberato del braccialetto elettronico, strumento che posiziona, con straordinaria precisione, il suo utilizzatore. L'ora del delitto e quella dell'evasione potrebbero non essere compatibili e quindi se fosse avvenuto dopo l'omicidio lo scagionerebbe in modo diretto», ha ancora fatto notare l'avvocato Bertoli.
«Altre discrepanze sono relative all'eventuale colluttazione con la vittima - ha precisato il legale udinese -: ho assistito personalmente all'ispezione del medico legale, in carcere, sull'indagato e posso confermare, seppur da profano in materia, che non è emerso nulla di anomalo». Confermato invece il sequestro di un coltello da cucina all'interno dell'abitazione dell'uomo, «ma che questo possa essere l'arma del delitto è tutto da dimostrare», ha concluso il legale. Non è invece ancora stata fissata l'autopsia sul corpo dell'anziana vittima.
 

Ultimo aggiornamento: 19:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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