Omicidio a Udine, Lauretta massacrata con 33 coltellate. Forse il killer voleva farla a pezzi

Giovedì 12 Maggio 2022
Omicidio a Udine, Lauretta massacrata con 33 coltellate. Forse il killer voleva farla a pezzi

UDINE - Uccisa con 33 coltellate. A consegnare agli inquirenti la brutalità dell'assassinio di Lauretta Toffoli, la 74enne che abitava nella palazzina Ater di via della Valle, è stata l'autopsia eseguita ieri dal medico legale Carlo Moreschi. Dai primi riscontri emerge uno scenario terribile, perché i tre tagli trovato all'altezza del ginocchio della vittima, probabilmente fatti dopo la morte, fanno pensare a un tentativo di smembrare il corpo della donna. Ed è a tal proposito che la difesa di Vincenzo Paglialonga, il vicino di casa in misura cautelare in carcere quale indiziato di omicidio (l'avvocato Piergiorgio Bertoli ha nominato il medico legale Nicola Li Volsi e l'esperto di scena del crimine Edi Sanson) chiede ulteriori approfondimenti alla Polizia. «Se questa ipotesi dovesse essere confermata - afferma Sanson - spiega perché la vittima non indossava i pantaloni.

Suggeriamo di tornare nell'appartamento e di cercarli, ma anche di analizzare prima che sia troppo tardi le tracce di sangue in cucina».


Le urla:  «Mi ammazza, mi ammazza»


Lauretta Toffoli è morta per choc emorragico. Quattro sono le ferite mortali, di cui una profonda allo sterno e due altrettanto importanti ai lati del collo. Una decina sono state inferte al torace, un'altra tra mento e gola. E poi ci sono dei colpi alla schiena, forse durante un tentativo di fuga da parte della donna, quando l'hanno sentita gridare «mi ammazza, mi ammazza», e alle mani, a indicare la disperata difesa. I tre tagli profondi alla gamba destra, all'altezza del ginocchio, fanno ipotizzare a un tentativo di fare a pezzi il corpo dopo averlo trascinato per i piedi dalla cucina alla camera. Il trascinamento spiegherebbe perché aveva le maglie quasi sfilate, così come uno dei gambaletti. «Considerato il suo abbigliamento - osserva Sanson per la difesa - è strano che abbia aperto la porta senza indossare un paio di pantaloni. Sui vestiti c'è perfetta corrispondenza con le coltellate, a conferma che quando è stata colpita era vestita e in posizione eretta. Ma per dare una spiegazione ai tagli trovati sulla gamba, bisognerà trovare i pantaloni e analizzare le tracce di sangue per comprendere la dinamica dell'aggressione. Lo scenario potrebbe essere stato artefatto, la casa era a soqquadro e la donna una volta portata in camera era stata coperta». Forse per inscenare una rapina?


DNA E COLTELLO


Ieri il medico legale ha cercato sotto le unghie della vittima eventuali tracce del suo assassino (Paglialonga ha piccoli graffi al volto che giustifica con una colluttazione in carcere pochi giorni prima di ottenere i domiciliari per motivi di salute). Sono stati recuperati anche dei capelli trovati sul petto della donna e cercata una corrispondenza tra le ferite e il coltello sequestrato al sospettato. Alcune pugnalate sono molto profonde, del resto il coltello da cucina ha una lama lunga 20 centimetri, sulla quale sono state trovate - come si legge in una nota della Questura - apparenti tracce di sangue, così come nel paio di calzini sequestrati a Paglialonga assieme a indumenti e alle scarpe trovati nella lavatrice. Sono vestiti che, secondo un teste, il 40enne avrebbe indossato la notte dell'omicidio.


LE INDAGINI


Il quadro raccolto dalla Squadra Mobile ha fornito al gip Matteo Carlisi sufficienti elementi per disporre la misura in carcere per Paglialonga. Le immagini delle telecamere lo mostrano mentre va e viene dall'appartamento della vittima. Un inquilino lo vede entrare nell'appartamento della donna e riconosce la sua voce quando la 74enne chiede aiuto. Paglialonga aveva inoltre le chiavi di casa e due televisori della vittima, per i quali gli è stato contestato il furto. Durante l'interrogatorio davanti al gip e al sostituto procuratore Claudia Finocchiaro, il 40enne pugliese ha negato di aver ucciso la vicina di casa. Ha ammesso soltanto l'evidente evasione, dopo aver rotto il braccialetto elettronico per il controllo a distanza. Quella notte il dispositivo si è attivato due volte: a mezzanotte e venti (l'uomo non si fa trovare dalla polizia) e all'1.45. Orari sui quali la difesa manifesta dei dubbi: se l'omicidio è riconducibile all'1.30 circa, quando un testimone sostiene di aver sentito gridare, come mai la pattuglia della Volante lo trova a casa quando va a cercarlo?
 

Ultimo aggiornamento: 12:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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