Consorzio Sgai, indagano da tre Procure. Già cento querele a Treviso

Sabato 29 Gennaio 2022 di Giuliano Pavan
Gli uomini della Guardia di Finanza al lavoro

TREVISO - La Procura di Napoli è di fatto la terza in Italia a indagare sul Consorzio Sgai per la presunta truffa milionaria sul Superbonus 110%. Ed è quella che sta scavando più a fondo. Già, perché la prima segnalazione su lavori di ristrutturazione affidati e mai partiti, ma con il cassetto fiscale alleggerito da due fatture per un importo complessivo di 123.640 euro, è stata presentata da un cliente alla Guardia di finanza di Taranto.

Precisamente al Nucleo di polizia economico-finanziaria: era il 5 luglio dello scorso anno. Da quel momento le fiamme gialle hanno dato il via alle indagini, cercando di risalire attraverso documenti e banche dati ai possibili artefici di quello che, a detta della vittima, era di fatto un raggiro in piena regola. Non c’è voluto molto per arrivare al nome Sgai: le due fatture erano state infatti emesse dal consorzio napoletano. La prima, la numero 834 del 18 maggio 2021, che riportava un importo imponibile di 56.400 euro e Iva all’alquota del 10% pari a 5.640 euro, e la seconda, la numero 1.140 del 26 maggio 2021, di un importo imponibile di 56mila euro (con ulteriori 5.600 euro di Iva al 10%). Non solo: la vittima aveva ricevuto anche una terza fattura, di 300 euro, da parte di una società che aveva effettuato un sopralluogo e i rilevamenti fotografici degli immobili da ristrutturare. Era la società di un intermediario veneziano.

GLI ACCERTAMENTI

La Guardia di finanza, al termine degli accertamenti riguardo la querela, ha quindi spulciato nei conti del Consorzio Sgai trovando altre sei presunte vittime che avrebbero ricevuto lo stesso trattamento: sopralluogo per lavori di ristrutturazione grazie al Superbonus, pagamento di 300 euro per i rilevamenti fotografici e poi, senza che i lavori fossero di fatto partiti, uno sconto in fattura nel cassetto fiscale da decine di migliaia di euro. A quel punto la relazione dei finanzieri è finita dritta in Procura a Taranto, sul tavolo del sostituto procuratore Maria Grazia Anastasia che ha chiesto e ottenuto un decreto di perquisizione e sequestro a carico di Roberto Galloro, l’allora presidente del Cda del Consorzio Sgai, e del 50enne veneziano di Jesolo titolare della società che si era occupata del sopralluogo. Entrambi, per esigenze investigative, erano e sono tuttora iscritti nel registro degli indagati. L’ipotesi accusatoria, però, è diversa da entrambe quelle ipotizzate in seguito dagli inquirenti di Napoli e Treviso (ai quali si stanno aggiungendo quelli di Roma, ndr): si tratta dell’articolo 640 bis del codice penale, ovvero truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

I BLITZ

Il sostituto procuratore Anastasia ha motivato la richiesta di perquisizione per «ragioni di urgenza» al fine di interrompere «l’attività criminosa» in atto. Nel decreto si legge infatti che dovevano essere analizzati, e dunque posti sotto sequestro, «fatture emesse a fronte di operazioni inesistenti, contratti di consulenza, contratti di appalto dei lavori e contratti di cessione dei crediti di imposta, compresi file» presenti nei supporti informatici dei due indagati. Sono così state passate al setaccio la sede legale e amministrativa del Consorzio Sgai in via Posillipo 382 a Napoli e altri due uffici: uno in via Padana Superiore 82 a Mazzano, in provincia di Brescia, e un altro in via Colonna 2 a San Cesareo, in provincia di Roma. Perquisita anche l’attività dell’intermediario: la sede legale e amministrativa di via Leonardo da Vinci a Brescia e un ufficio in via Canova a Treviso.

LE ACCUSE

Acquisito ogni documento possibile, la Procura di Taranto ha allertato anche i colleghi di Napoli, visto che il Consorzio Sgai ha sede proprio nel capoluogo campano. Era infatti plausibile che se sette persone a Taranto avevano subito lo stesso trattamento in fase di predisposizione dei lavori legati al Superbonus, lo stesso potesse essere accaduto anche a Napoli. Così è partita l’informativa, con tanto di capo d’imputazione a carico di Galloro e del suo intermediario: «In concorso tra loro, nel proporre servizi di consulenza volti alla predisposizione di progetti di ristrutturazione ed efficientamento edilizio al fine di ottenere la detrazione del 110% delle spese sostenute, nel carpire dati personali e catastali degli immobili di proprietà dei clienti, nell’emettere false fatture a favore dei clienti per lavori di edilizia mai effettuati, nel caricare documenti e pratiche nel portale dell’Agenzia delle entrate e nel cassetti fiscali dei proprietari di immobili, simulando la cessione (da costoro mai effettuata) del credito di imposta riconosciuto dallo Stato all’appaltante al Consorzio Sgai, procuravano a svariati soggetti la definitiva perdita di tale agevolazione, con ingiusto profitto per Consorzio cessionario dei crediti e corrispondente danno all’Erario». Ricevuta l’informativa, la Procura di Napoli ha avviato le proprie indagini, arrivando a “mettere le mani” su altre 16 persone legate alla stessa tipologia di condotta e collegate all’attività del Consorzio Sgai sotto la guida di Galloro, finito tra l’altro in manette lo scorso novembre su ordine della Procura di Aosta, assieme ad altre 20 persone, per una presunta truffa nel settore dell’energia. Giusto nei giorni in cui anche a Treviso si stavano già raccogliendo le denunce per quella del Superbonus. 

Ultimo aggiornamento: 12:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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