Truffa del Superbonus. Un cliente del Consorzio Sgai: «Firmate decine di deleghe e poi sono spariti»

Venerdì 21 Gennaio 2022 di Alberto Beltrame
Un cantiere
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CONEGLIANO - Ai procacciatori dicevano di puntare alle unità unifamiliari. Niente amministratori di condominio o persone che si mettessero in mezzo. Meglio clienti “singoli”, interessati agli incentivi fiscali, ma poco esperti. Che facessero poche domande e che, insomma, si affidassero a “chi ne sapeva”. «Io però mi sono subito reso conto che qualcosa non andava, e dopo alcuni mesi, con i lavori non ancora partiti, ho controllato il mio “cassetto fiscale”: risultava un credito d’imposta da 60mila euro arrivato dalle Entrate già girato a terzi. Io non avevo fatto nulla, se non firmato qualche delega». È in quel momento che il signor Pietro, 50enne di Conegliano rivoltosi al Consorzio Sgai, si è reso conto che i lavori di ristrutturazione della sua casa sarebbero rimasti un miraggio. È stato fra i primi a rivolgersi all’avvocato Maria Bruschi, che ha già raccolto le segnalazioni di un centinaio di vittime e il cui telefono, nelle ultime ore, sta letteralmente ribollendo. La Procura di Napoli sta indagando su una maxi frode che, sfruttando il Superbonus 110% per l’edilizia, avrebbe fruttato agli indagati, 18 al momento le iscrizioni, 95 milioni di euro di guadagni illeciti.

Il tutto senza sistemare un infisso, un tetto o installando una caldaia, grazie ai crediti di imposta accumulati nel giro di pochi mesi, da ottobre 2020 a dicembre 2021. Tra gli indagati risultano componenti del Cda del Consorzio, i cessionari finali dei crediti, gli intermediari e anche diversi tecnici accusati di avere rilasciato i visti di conformità per interventi di ristrutturazione «fantasma».

L’AGGANCIO

Era novembre del 2020 quando il signor Pietro aveva avviato i primi contatti con un procacciatore. «Volevo cedere il mio credito e ristrutturare la mia casa. Mi ero subito reso conto che le pratiche erano estremamente complesse e c’era molta burocrazia. Per cui non c’era che affidarsi e dei professionisti - racconta -. Il procacciatore era venuto a trovarmi, ci eravamo seduti a tavola, e mi aveva rassicurato spiegando che il Consorzio Sgai si sarebbe occupato di tutto». Niente di meglio insomma: «Ci arrangiamo a compilare tutta la documentazione che serve, integriamo ciò che necessario con i nostri tecnici ed asseverazioni e seguiremo il cantiere dall’inizio alla fine». Del Consorzio Pietro non aveva mai sentito parlare, quindi decide di fare alcuni controlli in rete, e tutto gli sembra in regola: anche dal sito web nulla fa presagire che ci possa essere qualcosa di sospetto o poco affidabile.

I SOSPETTI

Il cinquantenne firma una montagna di carte, si tratta per lo più di deleghe, ma per mesi non viene più ricontattato. «Colpa del Covid», «Colpa dei ritardi nei materiali», «La prossima settimana arriviamo», si sente rispondere ogni volta che sollecita il referente del Consorzio. «A maggio li ho visti per l’ultima volta: sono venuti con un drone, hanno fatto un controllo al tetto, e a quel punto sono spariti di nuovo» spiega Pietro. Un unico sopralluogo, poi di nuovo il vuoto. «È a quel punto che ho cominciato ad insospettirmi: non si è mai parlato di importi, non si è mai scesi nei dettagli - spiega affranto -, e quando contattavo il procacciatore mi dava sempre risposte evasive». Era ormai troppo tardi: dal “cassetto fiscale” del cinquantenne era già stato stornato l’importo dei lavori. «Ho chiesto dei chiarimenti al Consorzio ma nessuno ha voluto darmi risposta: allora ho deciso di tutelarmi e andare da un avvocato». E tra la prima diffida e la querela la doccia fredda: l’arresto, a fine novembre, dell’ormai ex presidente del Consorzio Roberto Galloro, finito in carcere insieme ad altre 22 persone e l’operazione della Finanza coordinata dalla Procura di Aosta ha portato anche al sequestro di 41 milioni di euro. 

Ultimo aggiornamento: 18:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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