Dal Suem alla tonaca: «Ora salvo le anime». Stefano: l'ex infermiere che diventa sacerdote

Venerdì 25 Giugno 2021 di Cristiana Sparvoli
Stefano Mattiuzzo (a sinistra) con l’amico Federico seminarista

TREVISO - «Dopo avere salvato i corpi, ora provo a salvare le anime. C’è sempre un modo per prendersi cura dell’altro, senza nulla chiedere in cambio. Solo per amore. Nostro Signore lo ha fatto con noi». Stefano Mattiuzzo, fino a sette anni fa, era un infermiere operatore del Suem 118 di Treviso ed aveva una fidanzata, con cui progettava di vivere una solida relazione.

A 41 anni, però, qualcuno di più importante lo ha chiamato a scegliere un’esistenza completamente diversa. «Improvvisamente, infatti, il vero senso della vita è venuto a bussare alla mia porta e c’era bisogno che qualcuno bussasse in modo differente, perché partisse una ricerca interiore che incendiasse il mio cuore. Dovevo Scegliere, con la S maiuscola, la felicità verso un bene più grande». 


IL CAMBIAMENTO
Oggi Stefano ha 48 anni ed è diacono a Tamai di Brugnera (Pordenone). Dopo il settennato di studi in seminario, sabato 3 luglio sarà ordinato sacerdote a Concordia Sagittaria, da monsignor Giuseppe Pellegrini, vescovo della diocesi di Concordia - Pordenone. Sarà un giorno di giubilo per Lancenigo di Villorba e la parrocchia di San Giovanni Battista, in cui è cresciuto e dove risiede la sua famiglia: mamma Germana e papà Lino, pensionati, più il fratello Massimo. E bisogna risalire a un secolo fa per trovare l’ordinazione a presbitero di un parrocchiano di Lancenigo. «Sono il primo prete novello del paese, dopo cento anni» dice Mattiuzzo, che il 4 luglio alle 10.30 celebrerà la sua prima messa davanti alla comunità d’origine. «Mi sono diplomato infermiere alla Scuola convitto di Fiera e per 18 anni sono stato dipendente del Ca’ Foncello, di cui 12 trascorsi alla centrale del Suem 118. Anche l’esperienza del soccorso è stata determinante per la mia formazione, tra momenti tragici e storie a lieto fine di vite salvate. Queste situazioni portano a chiederci il senso della vita. Io mi chiedevo sempre cosa ci facevo nella vita, ma non volevo ascoltarmi fino in fondo» racconta il diacono che da ragazzino era chierichetto, come tanti coetanei. Di quegli anni giovanili ricorda con particolare affetto il parroco don Bernardo Campagnolo. Quindi l’impegno nell’Azione Cattolica. «Questa esperienza mi ha fatto intuire parte del disegno che Dio ha progettato per me - dice Mattiuzzo - Progetto che si è svelato sempre in misura maggiore e chiaro». Stefano ha avuto delle relazioni sentimentali importanti, ma non è mai arrivato a un passo dal matrimonio. 


LA STORIA
«C’erano momenti in cui ho pensato di fare quel passo, ma mi ha chiamato un amore più grande, quello di Dio. Adesso guarderò gli sposi stando dall’altra parte dell’altare».  Lasciata l’Usl di Treviso per servire un “ente” molto più alto, il futuro prete è entrato nel seminario di Ferrara, che ha lasciato dopo un anno per trasferirsi in quello di Pordenone. Scelta dettata dalla conoscenza con don Lelio Grappasonno, parroco nel Pordenonese, anche lui giunto al sacerdozio in età adulta, dopo gli studi musicali al Conservatorio e una vita da pianista. «Don Lelio è entrato nella mia vita nel momento in cui dovevo fare la scelta. Lo avevo conosciuto vent’anni prima, ad una celebrazione, e poi l’ho incontrato nuovamente quando era già divenuto prete. E’ stata la mia guida negli anni del seminario. Vi sono entrato non sapendo cosa sarebbe accaduto da lì in poi, un po’ come entrare in una stanza buia, ma con la certezza di trovare l’interruttore. E così è stato». 

Ultimo aggiornamento: 16:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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