Autostrada gratis, suocera e nuora dribblano il Telepass per 90 volte: il giudice le assolve

Mercoledì 5 Luglio 2023 di Valeria Lipparini
Un casello autostradale

FREGONA - Non pagavano l'autostrada. Ed era ormai diventata un'abitudine. Si accodavano alle auto al casello del Telepass senza versare un solo euro. Così, percorrevano l'A27 che collega Vittorio Veneto a Treviso completamente gratis. Non una, ma ben 90 volte. Una pratica che sarebbe diventata usuale per due donne, una nuora e una suocera, che avrebbero risparmiato, così facendo, un importo pari a 6.783 euro. Non erano sfuggite all'accusa di insolvenza fraudolenta che le ha portate in Tribunale. Ieri, l'epilogo della vicenda giudiziaria: il giudice Umberto Donà ha emesso una sentenza di assoluzione perchè il fatto non sussiste per entrambe. Così S.B., una 42enne di Fregona, difesa dall'avvocato Alessandra Nava, e la suocera L.V., una 78enne difesa dall'avvocato Michela Nasato, sono state prosciolte dall'accusa di insolvenza fraudolenta in mancanza di sufficienti prove per dimostrare che il reato contestato sia stato commesso dai soggetti imputati.

LA TESTIMONIANZA
Nella scorsa udienza, infatti, la nuora ha chiesto di testimoniare e nel corso dell'udienza ha affermato che l'auto era in uso comune anche con suo marito. E che non sussisteva prova alcuna che i pedaggi non fossero stati pagati da lei quanto, piuttosto, dal marito. Il giudice ha, dunque, assolto entrambe le donne.
I fatti meritano di essere raccontati.

Secondo le indagini della Procura di Treviso le due donne, che risultavano intestatarie di una Peugeot 206, in sei mesi tra il 2016 e il 2017, avrebbero viaggiato in A27 senza pagare i pedaggi e mettendo insieme un debito di quasi 7mila euro. L'auto poi sequestrata, era in uso a tutti e tre, la nuora, suo marito, e la suocera. Cosa resa ancora più facile dal fatto che i tre abitano nella stessa casa e la macchina era quindi a disposizione dei componenti della famiglia. L'inchiesta non è quindi riuscita a chiarire con assoluta certezza chi fosse al volante nel momento dei passaggi gratuiti, rilevati dalla società Autostrade per l'Italia.

L'ACCUSA
L'accusa ha evidenziato il trucchetto utilizzato per "gabbare" la società autostradale. Impegnavano le corsie automatizzate, ove era presente il telepass o il viacard nei caselli di uscita e si accodavano ai veicoli muniti di strumenti idonei a quel tipo di pagamento. Oppure, usavano altre corsie ma, semplicemente, omettevano il pagamento del pedaggio, in maniera sistematica. Così da accumulare un debito importante che non veniva pagato nemmeno dopo i ripetuti solleciti di pagamento, inoltrati alla proprietaria del veicolo. L'anziana aveva reagito cadendo dalle nuvole. «Io quella macchina la usavo molto di rado - aveva detto - era mia nuora che la prendeva regolarmente per andare al lavoro». Ed era infatti la 42enne che avrebbe utilizzato di più il mezzo, come confermato da alcuni verbali elevati dalle forze dell'ordine che l'avevano fermata nel corso di controlli. La nuora, che è attualmente in una comunità di recupero per persone con problemi di tossicodipendenza, aveva peraltro un precedente specifico. Era stata condannata per gli stessi fatti e la condanna si riferiva a episodi avvenuti qualche mese prima, realizzati con una automobile che risultava di sua proprietà. Ma in questo caso aveva chiamato in causa il marito. Il giudice ha chiuso ieri il procedimento con un'assoluzione, anche se con formula dubitativa.

      

Ultimo aggiornamento: 13:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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