Condannato il re delle truffe: 5 anni e 6 mesi a Stefano Ramunni. Quella volta a Vedelago in cui evocò l'immunità perché funzionario del Vaticano

Venerdì 13 Ottobre 2023 di Maria Elena Pattaro
Condannato il re delle truffe: 5 anni e 6 mesi a Stefano Ramunni

TREVISO - La giustizia presenta (di nuovo) il conto al "re delle truffe" Stefano Ramunni. Il 60enne barese è stato condannato a 5 anni e 6 mesi per una sfilza di reati che vanno dalla sostituzione di persona (riuscita e tentata) al falso in atto pubblico, passando attraverso il furto, la falsificazione e l'indebito utilizzo di carte di credito e la violazione della corrispondenza. Una pena più mite è stata decisa invece per il complice Giovanni Chiaramonte, 31enne tarantino condannato a 4 anni per i medesimi reati.

Venti gli episodi contestati, in un capo di imputazione lungo cinque pagine. Sono stati condannati per aver utilizzato false identità sottratte a vittime ignare per aprire carte di credito, acquistare auto, intestare utenze telefoniche. Il tutto tra il 2017 e il 2018.


La loro specialità era il furto di identità: in diverse occasioni Ramunni si era spacciato per il direttore dell'Agenzia delle Entrate, in altri invece aveva esibito un falso tesserino della guardia di finanza. La mossa più ardita lui e il complice l'avevano tentata nel 2018 quando i carabinieri li avevano fermati a Vedelago. In quel caso si erano qualificati come funzionari dello Stato del Vaticano, invocando l'immunità diplomatica.


NEL MIRINO
Tra le vittime del loro disegno criminale c'è anche il noto avvocato trevigiano Francesco Murgia, con lo studio in piazza dei Signori, a cui i due complici gli avevano "sequestrato" la cassetta delle lettere per farsi recapitare la corrispondenza dei nominativi con cui mettevano in piedi alcuni dei loro inganni. Il legale si era costituto parte civile e aveva anche deposto in aula come teste. «Ramunni ha di fatto preso possesso della mia cassetta postale sostituendo il nome dello studio con quello di improbabili società» aveva raccontato Murgia, a cui era sparita della posta, compreso un estratto conto dei movimenti bancari relativi allo studio. «Fortunatamente i numeri delle carte di credito non vengono riportare integralmente. E quindi non ho subìto indebiti prelievi». Ieri mattina in tribunale a Treviso si è concluso il processo di primo grado contro il "re delle truffe" e il suo complice. Oltre agli anni di carcere, il giudice li ha condannati all'interdizione per 5 anni dai pubblici uffici e al versamento di una provvisionale di 3mila a ognuna delle parti civili, in attesa che il risarcimento venga quantificato in sede civile.


L'ARRESTO
I due furono arrestati a gennaio del 2018 quando una macchina dei carabinieri di Vedelago insospettita da una vettura con due uomini a bordo e con lampeggiante blu di quelli in dotazione alle forze dell'ordine, intimò l'alt. I due passeggeri si erano qualificati come funzionari dello Stato del Vaticano con tanto di tesserino. E pur di opporsi al fermo, avevano detto ai militari di godere di immunità diplomatica e che per questo dovevano lasciarli andare. Dai controlli emerse invece che con il Vaticano non c'entravano proprio nulla e che in auto avevano un arsenale di documenti contraffatti, carte di credito intestate ad altre persone e attrezzature per falsificare documenti. L'Arma aveva scoperchiato un vaso di Pandora: Ramunni e Chiaramonte avevano truffato persone in tutta Italia, compresi i familiari del 60enne. Il caso salì alla ribalta della cronaca nazionale, tanto da finire anche al centro di un servizio del programma "Le Iene". Entrambi erano già stati condannati, per truffa, a 5 anni e 3 anni di reclusione. Ora la nuova stangata.

Ultimo aggiornamento: 14 Ottobre, 09:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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