Re delle truffe liberato. E riarrestato

Martedì 24 Aprile 2018
Re delle truffe liberato. E riarrestato
IL CASO
TREVISO Sono usciti venerdì pomeriggio dal carcere di S. Bona, dove erano rimasti per tre mesi in custodia cautelare, e subito si sarebbero rimessi all'opera. Ma Stefano Ramunni, 55enne pugliese considerato un vero e proprio re delle truffe, e il complice 26enne Chiramonte Tarantino, residente a Spello (Umbria) sono finiti nuovamente sotto la lente delle forze dell'ordine, che ieri pomeriggio li hanno arrestati a Genova, per poi condurli nel carcere del capoluogo ligure.
IL PROVVEDIMENTO
Era stato un provvedimento del gip Angelo Mascolo a restituire la libertà ai due, arrestati nello scorso gennaio nei pressi di Castelfranco da una pattuglia dei carabinieri di Vedelago. Secondo il gip per i due, indagati dalla Procura di Treviso per i reati i di sostituzione di persona, falsità materiale commessa dal privato in certificati e indebito utilizzo di carte di credito, 90 giorni dietro alle sbarre sarebbero stati più che sufficienti. E così Mascolo aveva accolto l'istanza presentata dall'avvocato difensore di Ramunni e di Tarantino, Fabio Crea, modificando la misura in obbligo di dimora a Milano, presso il domicilio dichiarato dai due, e obbligo di firma. Una decisione nei cui confronti la Procura di Treviso aveva deciso di presentare appello in Cassazione.
IL NUOVO ARRESTO
Ma i fatti di ieri cambiano completamente lo scenario. Sorpresi a Genova da una troupe del programma Mediaset Le Iene, il 55enne e il 26enne sono stati successivamente intercettati dai carabinieri del capoluogo ligure, che hanno fatto scattare le manette per indizio di reato e provveduto a segnalare la violazione della misura cautelare alla Procura di Treviso. Ora il sostituto procuratore Massimo De Bortoli, titolare dell'indagine nei confronti dei due presunti truffatori, potrà chiedere al gip un nuovo inasprimento della misura cautelare, cioè quasi certamente un nuovo arresto e la detenzione in carcere.
I DIPLOMATICI
Stefano Rimunni e Chiaramonte Tarantino erano stati fermati lo scorso 24 gennaio durante un controllo dei carabinieri di Vedelago lungo la regionale 53. Davanti ad una gazzella dei militari era sfrecciata una Peugeot 807 con tanto di lampeggiante acceso. Insospettiti i carabinieri si sono messi all'inseguimento della vettura, raggiungendola e costringendola a fermarsi. A bordo due distinti signori, uno più giovane al volante e uno più anziano al suo fianco, che ai carabinieri avevano detto: «Guardate che non potete fermarci perché siamo funzionari di Città del Vaticano». Ma una volta controllati i documenti è emerso che non si trattava di funzionari della Santa Sede ma di due notissimi truffatori. Ramunni, in particolare, ha una cinquantina di procedimenti pendenti presso le Procure di mezza Italia, alcuni dei quali aveva tentato di estinguere producendo false dichiarazioni di morte. Dentro alla vettura i militari avevano peraltro scoperto un vero santuario della contraffazione, tecnologicamente avanzatissimo: decine di carte di credito clonate, pile di documenti della Regione Lazio, alcuni computer e stampanti a colori, scanner e addirittura manette del tipo in uso alle forze dell'ordine, placche presta documenti del Ministero dell'Interno e della Guardia di Finanza, seimila euro in contanti, false tessere di riconoscimento dell'Agenzia delle Entrate. Addirittura un documento di riconoscimento in cui Ramunni compariva in foto con la divisa della Guardia di Finanza. Il pubblico ministero aveva chiesto e ottenuto la custodia cautelare in carcere, provvedimento contro il quale il difensore Fabio Crea aveva presentato una istanza di annullamento al tribunale del Riesame, respinta. Stessa sorte per una successiva richiesta di scarcerazione, arrivata un paio di mesi fa sul tavolo del giudice per le indagini preliminari GinaLuigi Zulian. Poi la Procura aveva formulato la richiesta di giudizio immediato e i due indagati avevano invece presentato istanza per un rito abbreviato. Nelle more della decisione sull'abbreviato Fabio Crea ha inoltrato una nuova richiesta di scarcerazione, questa volta accolta da gip Mascolo secondo cui per quelle truffe tre mesi dietro alle sbarre erano stati abbastanza. Non della stessa opinione il pm De Bortoli, che non ha mancato di rilevare come la truffa non sia neppure tra le ipotesi di reato ipotizzate. Ieri la svolta. E già oggi si attende la richiesta di un nuovo provvedimento di misura cautelare in carcere.
Denis Barea
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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