L'avvocato Francesco Murgia nella trappola del re delle truffe

Venerdì 22 Luglio 2022 di Valeria Lipparini
L'avvocato Francesco Murgia
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TREVISO -  C’è anche l’avvocato Francesco Murgia tra le vittime del “re” delle truffe Stefano Ramunni, 59enne barese, e del suo complice Giovanni Chiaramonte, 30enne tarantino, comparsi ieri al processo in Tribunale a Treviso, in cui sono accusati del reato di sostituzione di persona. I due imputati avrebbero utilizzato la cassetta della posta del noto penalista trevigiano, con studio nella centralissima piazza dei Signori, come “base” delle loro attività truffaldine.

Avevano appiccicato all’esterno della cassetta in legno, vecchio stampo, che veniva spesso lasciata aperta, un foglietto scritto a mano con una molteplicità di società, tutte riconducibili ai due. Ramunni e Chiaromonte, che sono attualmente in carcere, secondo l’accusa avevano creato una “società” criminale che, tra il settembre del 2017 e il gennaio del 2018, aveva come base proprio la provincia di Treviso. Poi, sono stati arrestati, il 2 marzo del 2018, a Vedelago.

IL TESTE

«Ha di fatto preso possesso della mia cassetta postale sostituendo il nome dello studio con quello di improbabili società» ha detto ieri il legale, sentito come teste nel corso del dibattimento. L’avvocato Murgia ha presentato denuncia nei confronti di Ramunni, in quanto dalla sua cassetta è sparita della posta, compreso un estratto conto dei movimenti bancari relativi allo studio. «Fortunatamente i numeri delle carte di credito non vengono riportare integralmente. E quindi non ho subìto indebiti prelievi» ha ribadito l’avvocato. A Murgia, i due imputati (già condannati a Treviso rispettivamente a 5 e 3 anni di reclusione per truffa) sarebbero arrivati quasi casualmente. Avevano bisogno di un indirizzo fittizio dove far pervenire la posta delle loro molteplici società, attraverso le quali mettevano a segno truffe ai danni di banche, assicurazioni, società finanziarie e compagnie telefoniche. Entrati nell’androne del palazzo in piazza dei Signori si erano subito accorti che le cassette della posta venivano lasciate spesso aperte. E, da lì, si erano “intestati” la domiciliazione della posta, appropriandosi anche delle lettere destinate al penalista trevigiano che non è rimasto vittime delle truffe.

PARTE OFFESA

«Sono venuto a conoscenza dei fatti nel marzo del 2018 - ha spiegato Murgia, che ha deposto in qualità di parte offesa - quando sono stato informato dalle forze dell’ordine che erano stati trovati documenti e lettere indirizzate al mio studio durante una perquisizione a Ramunni». Il capo d’imputazione relativo ai due è chilometrico. Nel gennaio del 2018 Ramunni si sarebbe spacciato per un funzionario dell’Agenzia delle Entrate, mostrando anche un tesserino in cui appariva in foto con la divisa della Guardia di Finanza, per farsi dare una carta acquisti dal negozio Coin di Corso del Popolo del valore di 3mila euro. Si facevano intestare carte di credito, che utilizzavano per una miriade di transazioni, ottenendo un vantaggio di decine di migliaia di euro. Aprivano conti correnti con l’identità sottratta ad altre persone per farsi rilasciare carnet di assegni. Poi, l’arresto ad opera dei carabinieri, a Vedelago. 

Ultimo aggiornamento: 17:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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