Prostituzione in case e alberghi, arrestata la donna a capo della rete di sesso a pagamento di giovani arrivate dell'Est. I clienti insospettabili procacciati online, vendeva anche cocaina

In carcere la maitresse Tatiana Patras, l’ex fidanzata di Florin Stingaciu, condannato a 16 anni e 5 mesi per l’omicidio del 20enne romeno Igor Ojovanu

Sabato 24 Febbraio 2024 di Valeria Lipparini
La foto dei siti d'incontro)

TREVISO - Sesso con prostitute moldave e romene. E cocaina, la droga dei ricchi. I carabinieri del nucleo operativo, guidati dal comandante Alfonso Trezza, e sotto la direzione del pubblico ministero Barbara Sabattini, hanno arrestato una 35enne di origini moldave, rintracciata in un residence del trevigiano. In carcere alla Giudecca di Venezia per reclutamento e sfruttamento della prostituzione, per riduzione in schiavitù di una delle “ragazze” e per spaccio di droga, è finita Tatiana Patras, l’ex fidanzata di Florin Stingaciu, condannato a 16 anni e 5 mesi per l’omicidio del 20enne romeno Igor Ojovanu.


I CLIENTI
Tra i clienti, circa 150 persone che saranno sentiti già nei prossimi giorni dai militari dell’Arma, ci sono trevigiani insospettabili, professionisti e imprenditori, che erano disposti a spendere anche duemila euro per una notte di sesso da trascorrere in un albergo della provincia, oppure a domicilio, nelle proprie abitazioni. Ci sono anche clienti mestrini e veneziani per un’attività che si stava espandendo oltre la provincia. La tariffa delle ragazze era di circa 150-200 euro all’ora. La metà dei guadagni andava alla maitresse che defalcava le spese dell’affitto, in un residence di Villorba, del vestiario e dell’auto con cui le prostitute venivano accompagnate a casa dei clienti. E se i clienti lo richiedevano, c’era anche la cocaina da sniffare per amplificare le sensazioni. Ovviamente dietro un pagamento extra.
A scoperchiare l’attività, che fruttava circa 100mila euro al mese, è stata la denuncia di una delle ragazze al soldo della 35enne moldava. Si è rivolta ai carabinieri nel marzo dello scorso anno e ha raccontato di essere stata tenuta segregata per 24 ore nell’appartamento di Villorba, privata di soldi e cellulare, per essere convinta a prostituirsi e poi di aver “lavorato” con i clienti procurati dalla maitresse, specificando tariffari e spiegando che le ragazze venivano costrette a diversi rapporti, praticamente per tutta la notte, passando da un cliente all’altro per ottimizzare le loro prestazioni e guadagnare di più.

Le squillo cambiavano ogni paio di mesi ed erano scelte dalla stessa Patras sia per la loro avvenenza che per le precarie condizioni economiche in cui si trovavano. Molte di loro, ragazze madri, arrivavano in Italia convinte di trovare un lavoro. Erano attirate dalla speranza di un’occupazione che avrebbe permesso loro di inviare soldi a casa. Invece venivano convinte a prostituirsi in appartamenti a Villorba e di Carbonera oltre che a casa di chi ne facesse espressa richiesta. Veniva realizzato un book fotografico delle squillo in abiti succinti e pose inequivocabili e le immagini venivano postate in diversi siti web per appuntamenti. 


IL PORTAFOGLIO CLIENTI
A gestire il “portafoglio” clienti ci pensava la 35enne che “spremeva” al massimo le prostitute. La Patras, assistita dall’avvocato Mauro Serpico, verrà sentita domani nell’interrogatorio di garanzia, e si avvarrà della facoltà di non rispondere. L’avvocato presenterà altresì in questi giorni un ricorso in Cassazione relativamente a un’altra condanna, sempre in capo alla Patras, a 3 anni per sfruttamento della prostituzione anche minorile.
Il tenente Trezza, al termine dell’indagine che potrebbe riservare ulteriori sorprese, dice: «Alcune ragazze sono tornate nel paese di origine ma per le altre siamo pronti ad aiutare tutte coloro che ne faranno richiesta».

Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 13:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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