Delitto sul Grappa, la follia omicida del 17enne scatenata dalle sue foto trovate nella app gay

Il minorenne reo confesso dell’assassinio di Bledar Dedja aveva cancellato il suo profilo su Grindr ma lo aveva ritrovato attivo

Sabato 2 Marzo 2024 di Valeria Lipparini
Dellitto sul Grappa

PIEVE DEL GRAPPA - Aveva creato un suo profilo, con tanto di foto e descrizione, nella App Grindr, dedicata agli incontri gay. Il 17enne reo confesso dell'omicidio di Bledar Dedja, il giardiniere albanese 39enne ucciso con una ventina di coltellate, aveva frequentato il mondo degli appuntamenti clandestini con omosessuali, spinto proprio da quel 39enne che aveva conosciuto otto mesi prima durante uno stage scuola lavoro nello stesso posto dove era impiegato anche l’albanese.

LA DOPPIA VITA

Era stato agganciato dal 39enne che è risultato avere una doppia vita.

La famiglia con moglie e due bambini e una identità segreta, che gestiva con un secondo cellulare, dove dava sfogo alle sue pulsioni omosessuali. Qualche birra e qualche spinello erano stati l’esca per conquistare la fiducia di un ragazzino introverso, che in molti descrivono come fragile. Poi, però, il 17enne si era liberato di quel gioco e aveva cancellato foto e profilo da Grindr. Non ne voleva più sapere. Era stata una scivolata, uno sguardo in un mondo dove giravano soldi, alle volte un po’ di droga leggera, il brivido del proibito. Ma gli era bastato. Aveva tirato una croce su quell’esperienza e, cancellando foto e profilo, si considerava libero e al sicuro. Era tornato alla sua vita di sempre, fatta di scuola e dei soliti amici che frequentava nella piazza del paese. Lui, ragazzino di una famiglia per bene, si sentiva di nuovo tranquillo.


LA SCOPERTA

Invece, poco prima dell’omicidio, forse su suggerimento di qualche giovanissimo amico che condivideva con lui quel pesante segreto, ha riaperto Grindr ed ha trovato il suo profilo attivo, con una sfilza di sue fotografie. Scorrendo i profili ha rivisto anche quello di Bledar Dedja. E si è convinto che a reinserirlo in Grindr fosse stato proprio l’albanese con il quale aveva avuto i primi rapporti. È scattato l’appuntamento per sabato 20 gennaio. Il 17enne è arrivato con un coltello da cucina nascosto sotto gli abiti. Le telecamere di videosorveglianza inquadrano la Mercedes bianca, classe B, di Bledar alle 16,32 dietro alla chiesa di Paderno del Grappa. Resta ferma 5 minuti e poi arriva il 17enne, che sale sulla Mercedes. I due si dirigono nel boschetto appartato in via Dei Colli, a Paderno di Pieve del Grappa. È là, in quell’area isolata, di solito frequentata da coppiette clandestine, che arriva la resa dei conti. Il minorenne vuole essere tolto dalla chat di incontri per soli gay. E forse non ottiene la risposta che si aspettava. Cosa è successo realmente tra i due? Perchè il minorenne si è rivolto proprio a Bledar per avanzare questa richiesta? Aveva la certezza che la sua vita futura dipendesse da quell’uomo adulto e ipotizzava che fosse stato proprio l’albanese a inserirlo di nuovo nel giro? Magari per vendetta? Ricattandolo? E quanti altri minorenni sono stati coinvolti nella vita sregolata del giardiniere albanese?


LE RAGIONI

Qualcosa è successo. Bledar Dedja è stato trovato pugnalato, con i pantaloni e la biancheria intima abbassati, la domenica successiva, dopo che la famiglia ne aveva denunciato la scomparsa. A individuare il corpo, l’amico con cui doveva andare a pescare, che ha battuto luoghi dove ipotizzava potesse trovarsi Bledar.
Il 17enne, dopo l’omicidio, era scappato a piedi e aveva fatto l’autostop per tornare a casa. Anche questo è stato documentato dalle telecamere. Per strada aveva gettato la chiave dell’auto, che era risultata chiusa, il coltello e parte degli indumenti. Al momento dell’arresto aveva ammesso le sue responsabilità e aveva da subito collaborato con i carabinieri, che stanno seguendo le indagini, coordinati dalla Procura dei minori di Venezia. Aveva detto dove aveva gettato chiavi, coltello e indumenti macchiati di sangue. Le chiavi dell’auto sono state ritrovate, Non troppo distanti dal luogo dell’appuntamento, segno che il giovanissimo non ha mentito. Bisognerà verificare, adesso, la veridicità e l’attendibilità di tutto quello che ha detto agli inquirenti nel corso di due interrogatori fiume della durata di tre ore ciascuno, assistito dal legale Elisa Berton, di fronte al pubblico ministero del Tribunale dei minori Giovanni Parolin.

Ultimo aggiornamento: 17:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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