Papà di Vedelago morto sul lavoro nel cantiere di Tezze, la compagna scrive a Giorgia Meloni: «Da mamma, a mamma...»

Domenica 23 Aprile 2023 di Maria Elena Pattaro
Papà di Vedelago morto sul lavoro nel cantiere di Tezze, la compagna scrive a Giorgia Meloni

VEDELAGO (TREVISO) - Una lettera a Giorgia Meloni, da mamma a mamma. Per chiedere la riapertura delle indagini sull’incidente sul lavoro costato la vita al marito, l’elettricista Andrea Soligo, morto a 25 anni: «Scrivo a lei perché, come me, è mamma e sono sicura che potrà capire, meglio di chiunque altro, la mia profonda disperazione. Sto provando a smuovere le montagne per avere giustizia: lo devo a mio marito e ai nostri bambini». Non si arrende Giorgia Nicole Gatto, che a 26 anni si ritrova a dover crescere da sola due bambini di 3 e 5 anni ed è pure senza lavoro


LA RICHIESTA
Due mesi fa ha scritto una lettera accorata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al ministro della Giustizia Carlo Nordio, senza ottenere risposte. Ora la donna torna alla carica interpellando direttamente la presidente del Consiglio. Oltre che al procuratore di Vicenza Lino Giorgio Bruno. La richiesta è sempre la stessa: riaprire il caso. La Procura di Vicenza lo aveva archiviato a fine dicembre perché non era stato possibile ricostruire con certezza la dinamica dell’incidente. Andrea faceva l’elettricista per la Veneta Impianti di Riese Pio X e quel maledetto 5 gennaio del 2022 stava lavorando in un cantiere a Tezze sul Brenta (Vicenza), insieme al titolare. Stava raggiungendo il sottotetto ma la caduta dalla scala appoggiata alla botola gli fu fatale. «Nonostante ci siano elementi evidenti che l’incidente si poteva evitare, è stato deciso che non avrà “responsabilità” - scrive Nicole alla premier -. Sono trascorsi oltre due mesi da quando abbiamo presentato la documentazione di richiesta di riapertura e ancora nessuno ci ha fatto avere un riscontro. Non voglio a tutti i costi che qualcuno venga condannato per la morte di Andrea, ma quanto meno vorrei che venisse approfondita, magari con una perizia, la dinamica dell’incidente.

Appurare le vere cause di quanto accaduto potrebbe essere da deterrente per altri incidenti e per fare in modo che questo dolore non colpisca altre mogli, altri bambini, altri genitori, altri fratelli». 


L’INCHIESTA
Subito dopo il fatto, la Procura aveva aperto un fascicolo per omicidio colposo, indagando i titolari delle due aziende coinvolte, ovvero: Luciano Giacomelli, 60enne titolare dell’azienda per cui lavorava il giovane, Veneta Impianti di Riese Pio X e Benedetto Umberto Selvatico Estense, 52 anni, il titolare della Fen Impianti, con la sede a Tezze. Entrambi imprenditori molto noti. Le indagini dello Spisal, secondo il pm «non hanno potuto dissipare i dubbi sull’effettiva dinamica dell’incidente». Al punto da non poter escludere che la vittima abbia compiuto «una manovra imprudente e mortale» per un «eccesso di sicurezza» del lavoratore. Da qui la richiesta di archiviazione del pm, accolta dal gip. La notizia era stata un colpo al cuore per la vedova, i genitori e il fratello di Andrea, che avevano ingaggiato una battaglia legale per la riapertura del caso, assistiti dagli avvocati Fabrio Capraro e Marco Bonazzi. «Quella scala non era a norma: non era quella in dotazione ma una scala a pioli fornita in cantiere e se fosse stata trattenuta al piede probabilmente l’incidente non si sarebbe verificato - affermano gli avvocati -. Nelle relazioni dello Spisal non compare mai il riferimento all’eccesso di sicurezza di Soligo. Peraltro per la legge italiana la disattenzione del lavoratore non ha rilevanza negli infortuni. Chiediamo che il caso venga riaperto». È quello che spera anche Giorgia Nicole: «Voglio dare un senso ai miei giorni lottando per appurare le vere cause della morte di Andrea». 

Ultimo aggiornamento: 14:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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