Bimbo morto a tre mesi: genitori nel registro degli indagati. La nonna: «La mamma lo ha visto in una posizione innaturale... ha capito e ha cercato di rianimarlo»

Sabato 7 Ottobre 2023 di Valeria Lipparini
Bimbo morto a tre mesi: genitori nel registro degli indagati

MONTEBELLUNA (TREVISO) - Non ce l'ha fatta il piccolo Jacopo Sartena, il bimbo di appena 3 mesi dichiarato morto ieri, alle 9,10, dai sanitari del reparto di terapia intensiva pediatrica dell'ospedale di Verona, dove era stato ricoverato nella notte tra mercoledì e giovedì per un probabile arresto cardiaco.

Sulla morte del piccolo la Procura presso il Tribunale ha aperto un fascicolo e il pubblico ministero Michele Permunian ha iscritto nel registro degli indagati entrambi i genitori, la mamma Chiara Sartor, 41enne e il marito Pierluigi Sartena, 49 anni per omicidio preterintenzionale. Un atto dovuto per consentire ai genitori di partecipare con un proprio consulente all'esame autoptico sul corpicino di Jacopo. La procura conferirà l'incarico mercoledì all'anatomopatologo Antonello Cirnelli. L'autopsia è stata disposta per accertare le cause della morte del piccolo. Tra le ipotesi si fa strada anche la cosiddetta "shaken baby syndrome", che in sostanza consiste nel violento scuotimento del bambino con possibile trauma cerebrale e conseguenti complicanze neurologiche.

Ciò accade quando il bambino tenuto per il tronco viene scosso vigorosamente. In questo caso il capo subisce rapidi movimenti di rotazioni e, per le sue grandi dimensioni e una muscolatura del collo ancora inadeguata, il contenuto della cavità del cranio o dell'encefalo subisce un trauma contusivo contro la scatola cranica, lesione dei nervi e rottura dei vasi sanguigni con emorragie. L'autopsia verrà eseguita presso l'istituto di anatomia patologica di Padova.

IL RIENTRO


Mamma Chiara e papà Pierluigi sono rientrati da Verona ieri, nella notte. Esausti nel corpo e nell'anima. Distrutti da un giorno e mezzo speso tra speranze, anche se appese a un lumicino, e cadute nel baratro della realtà. Con i medici che entravano e uscivano dalla stanza di Jacopo. Finchè, ieri mattina, il piccolo è stato staccato dai macchinari e dichiarato morto. «Ci sentiamo domani (oggi ndr), mamma, siamo stravolti. È un dolore troppo grande» ha detto Chiara alla madre Andreina prima di partire per rientrare a Montebelluna. La grande casa a San Gaetano ospita la grande famiglia dei Sartor: i nonni e due figli con i rispettivi compagni e i figli. Accanto un'altra villetta dove vive il terzo figlio. Abitazioni che portano evidenti le tracce della presenza di bambini. C'è un passeggino proprio davanti alla porta, l'altalena nel prato, uno scivolo di plastica. E, al cancello, tanti fiocchi azzurri.


IL RACCONTO


«Jacopo dormiva nel lettone con mia figlia perché doveva essere allattato di notte. Il papà Pierluigi, invece, stava con il fratellino Giovanni, che tra poco compirà 4 anni» racconta nonna Andreina. Cerca di collegare pezzi di frasi che la figlia, tra le lacrime, le ripeteva accanto al letto del figlioletto, in ospedale. «Jacopo era un bimbo vivace, allegro. Mercoledì sera, verso le 22, lo ha controllato dopo la poppata. Ha visto che dormiva supino nel grande lettone. Era pacifico e lei è andata in bagno. Ma quando è tornata per mettersi a letto si è accorta che Jacopo era in una posizione strana, innaturale. L'ha toccato e si è resa conto subito che qualcosa non andava. È farmacista e ha capito che non respirava più. Così ha cominciato a praticargli il massaggio cardiaco. Poi, l'ambulanza, i medici, i soccorsi. Il suo cuoricino sembrava aver ripreso» dice, piano piano, nonna Andreina. Una speranza che, però, è durata poco. I due fratelli di Chiara, Gianmaria e Gianandrea, sono schiacciati dal dolore. «Mia sorella aveva tanto desiderato il secondo figlio e ha trascorso tutta la gravidanza insieme a mia moglie. Hanno partorito a un mese di differenza. Pensare che Jacopo non c'è più. Non so nemmeno se era meglio che non fosse mai nato» dice Gianmaria. «Giovedì eravamo tutti a Verona perchè lo hanno battezzato, mentre i medici andavano e venivano, lo medicavano, gli facevano punture e terapie. È stato straziante». «A un certo punto mia sorella e mio cognato hanno detto di lasciarlo in pace. L'encefalogramma era piatto. Non rispondeva più. Non c'era più». «Era meglio che non nascesse affatto - e lo dicono in un sussurro - vedere una sorella morta e un cognato morto nell'anima non è bello. È un dolore con cui dovranno convivere tutta la vita. Non passerà mai».

Ultimo aggiornamento: 17:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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