Sport ed eleganza, i 90 anni di Lorenzo De Negri: il trevigiano che ha vestito Sean Connery e giocato a calcio in serie B

Domenica 18 Giugno 2023 di Michele Miriade
Sport ed eleganza, i 90 anni di Lorenzo De Negri il trevigiano che ha vestito Sean Connery e giocato a calcio in serie B

TREVISO - Calcio, tennis, golf ed eleganza: parliamo di Lorenzo De Negri, personaggio come pochi che oggi compie 90 anni. Stile, classe, portamento, vitalità, aplomb sono i suoi tratti distintivi da quando è partito dalla nativa Ceneda per Treviso. Ha giocato a calcio in serie B al Treviso allenato da “paron” Nereo Rocco per poi piombare nel mondo della moda, stilista apprezzato che ha vestito, grazie alla sua griffe Dany, personaggi come Catherine Deneuve e Sean Connery. A calcio iniziò a giocare nel Vittorio Veneto. Scoperto dagli osservatori del Treviso debuttò in B a 20 anni nel 1953. A 40 anni scoprì il tennis diventando doppista e amico di Nicola Pietrangeli, quindi il golf, le Jaguar e la famiglia, la moglie Carla e le figlie Simonetta e Lorenza.


De Negri partiamo da Ceneda
«La casa era vicino al cimitero, il bagno non c’era, papà allevava gli animali ed era apprezzato norcino. Ricordo la scuole, le amicizie, la tristezza di aver abbandonato gli studi dove andavo bene e il primo lavoro in una carrozzeria, stipendio settimanale di 500 lire».


Poi il calcio.
«Nereo Rocco mi chiamava “ceo pelleossi” perché ero alto e magro. Da centromediano sapevo contrastare tutti e avevo grande volontà e grinta. I primi soldi, lo stipendio era di 30mila lire mensili, li consegnavo a mamma Giuseppina, per me tenevo qualche spicciolo ma anche un abito consono a portata di mano perché vestire bene mi affascinava. Poi varcai la soglia del negozio di abbigliamento del commendator Buosi (attuale Duca D’Aosta), grande tifoso del Treviso. Riuscii con mezzo milione acquistare la casa di Ceneda ma dovetti firmare tante cambiali al presidente Tesser che poi, non vedendomi tranquillo e sereno, le stracciò».


L’abbigliamento, il suo mondo.
«Impari tutto su stoffe, taglie, stili, gusto, abbinamenti, sembravo predestinato. Il primo giorno in negozio riuscii a vendere un vestito a un cliente che disse di volerlo come il mio e questo entusiasmò Buosi. Poi lasciai il calcio per infortunio, Buosi mi disse che in negozio ero sprecato, mi diede le chiavi del furgoncino e caricati i migliori modelli mi spedì in Sicilia a venderli. Durò più il viaggio che venderli nei negozi. Dopo sei anni, corteggiato anche dalle migliori case d’alta moda, decisi di mettermi in proprio».


Con la creazione del proprio marchio.
«Sì, azienda a Noventa e, visto che quando giocavo mi chiamavano Deni, nacque la griffe Dany, all’inglese. Iniziai con i pantaloni da uomo, poi le giacche per ampliare la gamma fino alla donna, lavorando per le principali boutique in Italia ed Europa ma arrivando anche agli Usa».


E iniziò a vestire diversi personaggi.
«Ho vestito tante attrici: per vent’anni Virna Lisi. Catherine Spaak voleva solo miei abiti. Poi Chaterine Denevue e Sean Connery. Si vendeva all’inverosimile anche perchè l’eleganza che non ha epoche. La moda è passeggera, l’eleganza rimane sempre e valorizza l’uomo e la donna».


Come ha conosciuto Pietrangeli?
«Lavoravo troppo, così scopri il tennis come momento di svago. Iniziai a Villa Margherita e poi da Bepi Zambon. Un giorno a Roma da un mio cliente, dopo una sfilata in via Condotti, conobbi Nicola Pietrangeli, nacque un’amicizia solida e per 20 anni abbiamo giocato assieme. Diventai il suo partner nel doppio veterani. Con Pietrangeli è stato qualcosa di straordinario come con Lea Pericoli».


E il golf?
«Mi sono avvicinato dopo i 66 anni a Villa Condulmer, qualcuno mi disse che ero tagliato per quello sport. Gioco tutt’ora e tra le vittorie c’è stato il torneo Jaguar».


Già, a proposito...
«Un’altra mia grande passione: passai alle Jaguar prima di James Bond. La prima nel 1960 acquistata a Milano. Ne ho avute 15: 7 bianche, poi verde scuro e blu. E nel 2008 sono stato eletto uomo glamor Jaguar».


Perché è rimasto a Treviso?
«Ho tanti amici, si vive bene. Roma mi faceva i ponti d’oro, c’era il jet set, e fuori Treviso mi sentivo amato e rispettato ma sono rimasto fedele a Treviso».


Si vive bene e si mangia bene.
«Amo degustare di tutto avendo girato il mondo, ma i “radici e fasioi” che preparava mia mamma è un piatto rimasto indelebile come il coniglio arrosto. I gusti di una volta diventano difficili da ritrovare ma non dobbiamo perdere la tradizione».

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