Nuotatore della Rana Azzurra positivo al doping: «Fu colpa di uno spray nasale»

Comminata dal Wada, Marco Bolzan si trova sotto processo per aver curato un'allergia prima di una gara

Sabato 1 Aprile 2023
Nuotatore della Rana Azzurra positivo al doping: «Fu colpa di uno spray nasale»

CONEGLIANO - Prima di affrontare una gara, a causa di un’allergia che lo colpisce ogni anno in primavera inoltrata, aveva comprato in farmacia una confezione di Rinofluimucil, uno spray nasale per liberare le vie respiratorie.

Non aveva idea, però, che quel farmaco avesse tra i vari principi attivi anche il tuaminoeptano, sostanza considerata proibita dal Wada, l’agenzia internazionale antidoping. Era il maggio del 2018, e da lì è iniziato il calvario a livello giudiziario di Marco Bolzan, nuotatore all’epoca tesserato per la Rana Azzurra di Conegliano. E che ancora oggi lo perseguita: il prossimo 15 maggio inizierà infatti il processo a suo carico per la violazione dell’articolo 586 bis del codice penale: utilizzo di farmaci o altre sostanze per alterare le prestazioni agonistiche. 


IL CASO
Il giovane nuotatore, oggi 31enne ma all’epoca dei fatti di anni ne aveva 26, era stato trovato positivo all’antidoping nel maggio 2018. La giustizia sportiva, basandosi sull’elemento oggettivo, aveva comminato una sospensione di sei mesi. Sanzione che è stata scontata in maniera ridotta visto che l’atleta si era già autosospeso in attesa della pronuncia dei giudici. Sembrava finita lì. Ma i carabinieri del Nas avevano nel frattempo inviato un’informativa alla Procura di Treviso che aveva dato avvio alle indagini e, a distanza di due anni, aveva emesso un decreto penale di condanna di due mesi di reclusione convertito in una pena pecuniaria da 4.500 euro.


L’OPPOSIZIONE
Il 31enne Bolzan, difeso dall’avvocato Francesco Foltran, ha deciso di presentare opposizione a quel decreto penale per professare la propria innocenza davanti al giudice. Già, perché fin dal primo momento l’atleta aveva sostenuto di non sapere che quello spray nasale fosse vietato anche perché nella confezione del medicinale non era presente alcuna controindicazione per gli sportivi a livello agonistico. Il Wada però considera il  tuaminoeptano un farmaco stimolante perché può produrre noradrenalina, capace di aumentare la frequenza cardiaca il flusso di sangue ai muscoli. «Nel processo penale, a differenza della giustizia sportiva - afferma l’avvocato Foltran - serve il dolo specifico, cioè la consapevolezza di usare questa sostanza per ottenere i risultati sperati. Circostanza inverosimile: si è trattato di una banale errore, forse dettato dalla superficialità, e lo dimostreremo».

Ultimo aggiornamento: 16:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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