Zaia: «Migranti, no alle tendopoli, no ad altre Cona. La Regione non ha poteri»

Sabato 15 Luglio 2023 di Angela Pederiva
Luca Zaia

Alle 8 di ieri mattina, il cruscotto statistico del Viminale ha aggiornato il numero degli immigrati sbarcati sulle coste italiane, a partire dall’inizio dell’anno: 75.065, a fronte dei 31.920 registrati nello stesso periodo del 2022 e dei 24.624 contabilizzati nell’analogo lasso del 2021. In base alla dichiarazione dello stato di emergenza deliberata dal Consiglio dei ministri lo scorso 11 aprile e alla successiva ordinanza della Protezione civile emanata dopo aver acquisito «l’intesa delle Regioni», il dirigente ministeriale Valerio Valenti è stato nominato commissario delegato all’emergenza, avvalendosi dei prefetti delle città capoluogo come soggetti attuatori. «Davanti a un flusso che è un fiume in piena, che arriva in Veneto da Roma e sul quale non abbiamo nessun potere, io e il sindaco Mario Conte, in qualità di presidente di Anci Veneto, abbiamo fatto una riflessione che penso sia legittima: piuttosto di ritrovarci con una nuova Cona, o con le tendopoli, proviamo a chiedere al prefetto Michele Di Bari di privilegiare l’ospitalità diffusa», dice il governatore Luca Zaia, spiegando il senso del protocollo d’intesa fra Regione, Anci e Prefetture che da giorni è al centro delle polemiche pure nella sua Lega.


Perché questo cortocircuito?
«Forse c’è qualcosa da chiarire, specialmente per chi non vuol capire.

C’è una dichiarazione del Governo di emergenza nazionale con conseguente nomina del commissario Valenti. E c’è un soggetto attuatore, cioè colui che dispone il collocamento dei migranti sul territorio attraverso la rete delle Prefetture, che per il Veneto è il prefetto Di Bari. Vedendo i numeri degli sbarchi, arrivano in Veneto 150-200 migranti al giorno. Preoccupandomi per questo andazzo, ancora un mese fa ne ho parlato con il sindaco Conte: perché non valutiamo di scrivere un documento, il quale in linea di principio dice che non vogliamo grandi assembramenti e che chiediamo di privilegiare l’ospitalità diffusa? Ovviamente in maniera volontaria, senza fare pressioni su nessuno, anche perché non ne abbiamo l’autorità giuridica. Insomma, nessuno è rimasto folgorato sulla via di Damasco».


Come spiega allora la protesta dei primi cittadini vicentini e la rivolta nella Lega?
«Il sindaco è l’autorità del suo Comune e fa quello che ritiene più giusto e opportuno per il suo territorio. Rispedisco però al mittente le fantasiose ricostruzioni secondo cui ci sarebbe un Grande Fratello, collocato a Palazzo Balbi, che gestisce la distribuzione dei migranti. Nell’intero 2022 sulle coste italiane sono sbarcate 105.000 persone; dall’inizio del 2023 ad oggi siamo già a 75.000. Personalmente continuo a pensare che tutta l’Africa in Italia non ci stia e che la soluzione non sia un’ospitalità “senza se e senza ma”, anche perché alla fine un migrante su due non ha i requisiti per ottenere le misure di protezione e dunque in linea teorica sarebbe dovuto restare a casa sua. Il problema è che questo emerge solo al termine della procedura e, in base alle norme, fino ad allora va garantita l’accoglienza».


Nel suo video, il segretario lighista Alberto Stefani ribatte però che va ospitato solo «chi è realmente rifugiato (meno del 10%)». Come risponde?
«Non mi sento parte in causa. In democrazia il segretario Stefani può dire quello che vuole. Ma siccome ha un ruolo di parlamentare, credo che per lui il luogo migliore per discuterne sarebbe il livello nazionale. Voglio ricordare che ci sono un ministro dell’Interno, una presidente del Consiglio, gli altri ministri. Lo dico senza polemica, ma il ruolo della Regione in questa partita è uguale a zero: ha solo l’impiccio di una disposizione che dice “acquisita l’intesa delle Regioni”, però tutti noi governatori non siamo nella filiera di comando. E personalmente non so quanti migranti arrivano, né quando, né dove. La filiera parte da Roma e arriva alle Prefetture».


Il leghista Davide Dorantani, sindaco di Castelgomberto, ha restituito alla Prefettura di Vicenza i “suoi” tre migranti. Il Veneto non è più solidale?
«Lo è sempre stato, prova ne sia che abbiamo più di 550.000 immigrati che si sono integrati in Veneto. Del resto siamo un popolo che conosce l’emigrazione: abbiamo più veneti fuori dal Veneto che in Veneto. Ma la situazione è diventata insostenibile per il Veneto e per l’Italia. Sono convinto che occorra aiutare chi scappa dalla morte e dalla fame, ma penso pure che il sistema di rimpatrio sia un colabrodo e vedo leggi che non garantiscono la certezza della pena per chi delinque: è stato superato il limite di sostenibilità sociale. Siccome leggo anch’io i giornali, apprendo che potrebbero sbarcare 200.000 migranti entro fine anno e ritengo che questi nuovi cittadini avranno esigenze culturali, sociali, economiche e sanitarie diverse dalle nostre, che dunque comporteranno un’organizzazione adeguata. Ecco, temo che rispetto a numeri così importanti come quelli stimati, la misura sia già colma».


Ma allora che senso ha il protocollo d’intesa?
«In attesa che qualcuno risolva il problema a livello nazionale, è un documento che prova ad arginare l’impatto sul territorio dei migranti che Roma ci invia. Per questo trovo poco edificante vedere che qualcuno, pur di trovare un capro espiatorio, prenda in giro i cittadini facendo loro credere che sia la Regione a mandarli in giro. Se diventa un problema dire che è meglio trovare una soluzione diffusa, piuttosto che subire una nuova Cona o una tendopoli, allora alzo le mani, non so cos’altro aggiungere. Comunque stando al dibattito che è in corso, e alla passione che ne esce, non possiamo che sperare che in Veneto non arrivino più migranti». 


Il testo definitivo dell’accordo non è ancora stato pubblicato: è stato “congelato” o sarà sottoscritto davvero? Filtrano indiscrezioni sulla contrarietà di un paio di assessori durante l’approvazione in Giunta.
«La firma è digitale, non c’è nessun mistero. Quanto alla Giunta, si discute di tutto. Ciò non toglie che siamo compatti: ad oggi abbiamo approvato tutte le delibere all’unanimità, compresa questa, che peraltro è solo di intenti».


Non la “impensierisce” il fatto di essere più in sintonia con il Partito Democratico che con la Lega sull’accoglienza diffusa?
«In totale sintonia con la Lega, non sono venuto già con la piena del Piave... Il Pd cerca solo di entrare nel dibattito sperando che diventi una faglia, il che mi fa sorridere».


Cosa succederà alla fine sull’emergenza migranti?
«Come si dice: la pazienza è la virtù dell’intelligenza. O meglio ancora: ghe xe pi’ dì che luganeghe».
 

Ultimo aggiornamento: 12:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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