TREVISO - «Non ci sono altre possibilità: il fenomeno immigrazione o lo gestiamo o lo subiamo». Mario Conte, presidente dell’Aci regionale e sindaco di Treviso, è molto concreto.
Sindaco Conte, il protocollo sull’accoglienza diffusa sta facendo discutere.
«Intanto diciamo che non è un contratto, non vincola nessuno. Come Anci, Regione e prefetti abbiamo solo voluto dare delle linee guida per governare un’emergenza umanitaria».
E agli scettici che dice?
«Una cosa molto semplice. Al di là degli schieramenti ideologici, oggi il tema legato all’arrivo degli immigrati si riduce a due soli concetti: subire o governare. Noi abbiamo voluto dare delle linee, proporre un patto tra galantuomini per risolvere il problema evitando alternative come i centri di accoglienza più grandi».
A proposito: ci sarà ancora bisogno delle ex caserme?
«Dipende da noi. Parlo da sindaco che, nel proprio territorio, ha un’ex caserma (la Serena ndr) che ora ospita quasi 500 persone. I grandi assembramenti provocano disagio».
Meglio l’accoglienza diffusa...
«Non è una soluzione buona per sempre, ma utile per affrontare il problema oggi, per evitare che si ripropongano delle nuove “Cona”. Ogni sindaco si comporterà secondo le proprie possibilità».
Ma Treviso ha posto per l’accoglienza diffusa?
«La questione non è avere o meno a disposizione edifici o spazi pubblici. Il sindaco conosce il proprio territorio, le realtà che ci sono, la situazione delle associazioni, delle parrocchie, se ci sono o meno privati disponibili. Fa da collegamento tra prefettura e territorio. Le soluzioni si trovano».
Cosa pensa di quanto accaduto in provincia di Vicenza, con alcuni ragazzi immigrati letteralmente scaricati davanti al municipio? I sindaci sono arrabbiati.
«Episodi che, sebbene isolati, non si devono più ripetere perché allargano le distanze. Non metto in dubbio la buona volontà di primi cittadini e prefetto, è però mancata la comunicazione. Miglioriamo questo aspetto e, soprattutto, facciamo in modo che i primi cittadini non restino soli».
Il segretario regionale della Lega Alberto Stefani è insorto, dicendo che i sindaci leghisti a queste condizioni non saranno disponibili.
«La sua presa di posizione è legata alla situazione di Vicenza. Ha fatto bene a dire che con quelle modalità, con persone portate in un comune e scaricate quasi senza avvisare, i sindaci non saranno disponibili. Ripeto: bisogna essere più chiari».
L’accoglienza diffusa però non è mai decollata del tutto. Un esempio sono i bandi che pubblicano le prefetture alla ricerca di spazi e che vanno quasi sempre deserti o quasi...
«Vero, ma il protocollo serve a far capire che l’unico modo per affrontare un’emergenza, che già c’è, è questo. Se nessuno aderirà, vorrà dire che saranno i prefetti ad adottare le opportune soluzioni. Da qualche parte queste persone in arrivo vanno ospitate».
Di che numeri parliamo?
«I numeri non li conosco. Si parla di mille sbarchi in Italia al giorno. Non possiamo fare finta di niente. Se questo fenomeno lo accompagniamo possiamo fare in modo di evitare, o limitare, i disagi».