In A27 contromano: «Gravemente malato e patente scaduta». La sorella: «Credeva di dover fare esami in ospedale»

Martedì 9 Maggio 2023 di Maria Elena Pattaro
In A27 contromano: «Gravemente malato e patente scaduta»

VITTORIO VENETOGravemente malato, poco lucido e pure con la patente scaduta. Guidava in queste condizioni il 67enne che domenica pomeriggio ha fatto un’inversione nell’autostrada A27 provocando un doppio schianto. Lui è morto sul colpo, altre tre persone sono rimaste ferite. Il trevigiano Bruno Sabbadin era in cura a Vittorio Veneto, la sua città di origine, per una grave patologia al fegato. La malattia, oltre a limitarlo fisicamente, aveva ripercussioni anche a livello cognitivo.

Era confuso, a volte disorientato. Pochi giorni prima era stato ricoverato all’ospedale per l’ennesima volta. Ed è in questo stato che domenica pomeriggio si è messo al volante della sua Kia Sportage bianca. «Credeva di dover andare all’ospedale di Vittorio Veneto per fare degli esami, che in realtà erano prenotati per lunedì - racconta la sorella Roberta, che da qualche tempo si era trasferita da lui, a Treviso, per assisterlo -. Io gli avevo detto che si sbagliava. Poi mi sono allontanata da casa un’oretta, il tempo di fare una passeggiata e quando sono tornata a casa lui non c’era. L’ho aspettato per ore finché la polizia mi ha dato la tragica notizia». 


PATENTE SCADUTA
I vicini di casa si erano accorti da tempo che il 67enne non era più molto lucido, nemmeno quando sedeva al volante. «C’era da aver paura, nessuno saliva più in macchina con lui perché non c’era da fidarsi - dice chi abitava nella palazzina accanto -. Di recente per ben due volte aveva rischiato di fare un incidente immettendosi dal cortile sulla strada principale». Di fatto era un pericolo pubblico. La patente gli era scaduta a fine aprile e quasi sicuramente, viste le condizioni di salute, non gli sarebbe stata rinnovata. Lui, dal canto suo, non si era premurato per il rinnovo: dimenticanza o gesto calcolato, viste le scarsissime probabilità di vedersi confermata la licenza di guida. Ora sono in corso altri accertamenti, anche tossicologici, per capire se fosse sotto l’effetto di farmaci o altre sostanze. Domenica Sabbadin ha viaggiato per circa 40 chilometri, per raggiungere Vittorio Veneto. Dopo essere entrato al casello di Vittorio Veneto sud ha fatto un’inversione di marcia, percorrendo al contrario la carreggiata in direzione Venezia. Due chilometri e mezzo di follia e poi l’incidente, all’altezza di una curva: la Toyota Auris con a bordo una famiglia veneziana colpita di striscio e quella di una coppia trevigiana centrata in pieno. Tre i feriti: un 41enne veneziano, un 54enne residente a Treviso e la moglie di 52 anni, tuttora ricoverata con traumi più seri ma fortunatamente non in pericolo di vita. 


IL TERRORE
«Ho pensato che volesse suicidarsi e che ci avrebbe ammazzati. Mi sono detta: “È finita, fra un attimo saremo morti”» racconta ancora sconvolta Julia Demidova, giornalista russa freelance che abita a Treviso insieme al marito Alfio. Tornavano da una gita al lago di Santa Croce (Belluno) e nel bagagliaio avevano anche il loro cane, un labrador di 11 mesi. «Quell’auto era velocissima, ce la siamo trovata davanti all’improvviso, in corsia di sorpasso. Non c’è stato il tempo di fare niente. Siamo dei miracolati». Lei ha riportato diverse fratture alla colonna vertebrale, il marito se l’è cavata con una frattura a un piede. Ma Sabbadin ha rischiato di fare una strage. «Dai primi riscontri sembra essere stato un momento di disorientamento totale probabilmente legato alla malattia - afferma il procuratore di Treviso Marco Martani -. Non possiamo escludere che possa essere stato un tentativo di suicidio. Circostanza che non potremo mai appurare». 
 

Ultimo aggiornamento: 17:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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