Il cemento invade la Marca: in 15 anni consumati 2.500 ettari di terreni

Giovedì 20 Luglio 2023 di Mauro Favaro
In 15 anni sono stati consumati in provincia di Treviso oltre 2.500 ettari di suolo

TREVISO - Quasi 2.500 ettari di terreno mangiato in 15 anni. Tra questi, oltre mille ettari in poco più di un lustro. La fotografia sull’avanzata del cemento nella Marca è stata scattata dalla Provincia nel documento unico di programmazione (Dup) approvato ieri dal presiedente Stefano Marcon. Tra il 2006 e il 2021 sono stati consumati oltre 24,5 chilometri quadrati di suolo con nuove costruzioni: case, palazzine, capannoni, zone industriali e così via. Per provare a dare una dimensione, si sta parlando di qualcosa come 3.600 campi da calcio.

Il totale del suolo consumato in provincia ha così superato quota 41.500 ettari. Per una percentuale del 16,75%. 


LA CLASSIFICA

In cima alla classifica c’è Treviso, con un totale di 2.210 ettari consumati. Ma dal 2020 l’incremento maggiore è stato registrato a Castelfranco: 10,11 ettari. Di contro, oltre la metà delle auto che girano sulle strade della Marca possono già vantare un ridotto impatto ambientale sul piano delle emissioni inquinanti. In tutto ci sono quasi 603mila autovetture. E il 53%, circa 320mila, sono Euro 5 o Euro 6. Si tratta di una buona notizia anche dal punto di vista della sicurezza. Significa che oltre la metà delle auto è stata immatricolata dopo il 2007. Non è una garanzia assoluta. Fatto sta che la maggior parte delle autovetture può contare su tecnologie relativamente moderne. Il consumo di suolo oggi è uno degli argomenti più sensibili. Anche alla luce del rischio idrogeologico generale. «La Marca è passata da 39.046 ettari di suolo consumato nel 2006 a 41.503 nel 2021 – sono i conti fatti dal Sant’Artemio – e la percentuale di suolo consumato è passata da 15,2% nel 2006 al 16,7% nel 2021». Oltre a Treviso, tra i comuni che hanno consumato una quantità maggiore di ettari ci sono Castelfranco (1.336), Montebelluna (1.147), Mogliano (1.129) e Vittorio Veneto (1.060 ettari). Le cose cambiano se si prende in considerazione l’incremento del consumo di suolo dal 2020. In questo caso a guidare la classifica è Castelfranco (10,1 ettari), seguita da Resana (7,5), Villorba (6,4), Montebelluna (5,2) e Cessalto (5 ettari). «Da sottolineare come ci siano 7 comuni con un incremento nullo: Cimadolmo, Follina, Cavaso, Miane, Cison, Segusino e Monfumo – specificano dalla Provincia – e due comuni con incremento negativo: Giavera e Roncade». A Giavera si è tornati indietro di poco più di un ettaro, sempre rispetto al 2020. Mentre a Roncade, proprio il territorio destinato a ospitare il nuovo polo logistico di Amazon, il recupero nello stesso periodo è stato di 3 ettari. 


IL TRAFFICO

Sul fronte del traffico, la Marca conta un totale di quasi 783.300 veicoli iscritti al Pra. Comprese poco meno di 603mila auto. Negli ultimi dieci anni queste sono aumentate del 9%. Mentre i motocicli, il tutto 81.800, sono aumentati addirittura del 16%. Nel periodo dell’emergenza Covid i numeri sono crollati. Ma ora sono in ripresa. «Nel 2021, nonostante l’aumento delle immatricolazioni, il saldo tra immatricolazioni e radiazioni è negativo e pari a meno 9.636 veicoli – sottolineano dal Sant’Artemio – il tasso di sostituzione del parco veicolare (pari a 1,38) indica che su 100 veicoli nuovi, ne sono stati radiati 138». A conti fatti, attualmente ci sono 68 auto ogni 100 trevigiani. Nella maggio parte dei casi si tratta di Euro 5 o Euro 6. Nella città di Treviso, in particolare, si è al 56,1%. «Oltre la metà delle autovetture circolanti nella Marca sono di classe Euro 5/6. Un valore di oltre 6 punti percentuali al di sopra della media nazionale – tirano le fila dalla Provincia – quelle più recenti, di classe 5 o 6, si registrano in particolare a Susegana (64,3%) e Casier (61,1%) e nei comuni della cintura del capoluogo: Casale (59,7%), Silea (58,3%), Preganziol (58,2%.) e Carbonera (58,2%). Pieve del Grappa e Castelcucco, invece, sono i comuni con il minor numero di auto in classe Euro 5 o 6: rispettivamente il 41,4% e il 42,5%». 

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