Il maestro dei suoni: «Così ridò la voce alle vostre campane»

Lunedì 13 Maggio 2019 di Chiara Voltarel
Giovanni Ottone
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TREVISO - Con la loro voce continuano ad affascinare e ad identificare il territorio. Sono le campane, che come i campanili, spesso necessitano di attenzioni. Così don Paolo Barbisan, direttore dell'ufficio Beni Culturali della diocesi di Treviso, ha disposto che in occasione di interventi sui campanili, anche le campane vengano sottoposte ad una accurata visita. Giovanni Ottone, campanologo della provincia di Novara e socio fondatore dell'associazione italiana di campanologia, è cosi salito su circa 15 campanili della diocesi. 
 
IL RESTAUROTra i primi, nel 2017 quello di San Nicolò, proprio in relazione al suo restauro «È stato uno degli interventi più affascinanti spiega Ottone - dopo la mia consulenza hanno deciso di abbandonare il progetto che avevano preparato e di accogliere le mie indicazioni: faranno un nuovo telaio sostituendo quello di acciaio degli anni '30 con una struttura totalmente svincolata in legno, ripristinando quindi l'originario castello di legno, un tipo di installazione che può durare anche 400 anni, mentre il ferro con cui era stato sostituito tende a sfasciare i campanili. In questo caso si è scelto di valorizzare le campane esistenti che a livello qualitativo non sono un gran che, ma con l'installazione su legno avranno sicuramente un miglioramento acustico nonché strutturale». A San Nicolò ci sono ben cinque campane: la maggiore del 1938 e la seconda del 1888 fuse da Colbacchini a Bassano, la terza del 1949 fusa da De Poli a Vittorio Veneto, mentre le più antiche sono invece le due piccoline che sono state fuse da Soletti del 1850; sono le tre maggiori a comporre il concerto principale. Il medico delle campane visiterà prossimamente quelle di Santa Maria Maggiore, anche in questo caso coinvolte in occasione del restauro della torre campanaria, quelle della Cattedrale e quelle di Preganziol. «Le campane della Cattedrale spiega l'esperto - sono ottocentesche: le tre maggiori fuse da Colbacchini a Bassano nel 1869, così anche la quarta e la quinta ma nel 1892, la sesta è stata realizzata da De Poli a Udine nel 1867, mentre la settima dalla fornace di Giovan Battista e figli Soletti nel 1834». 
LE VISITEI vari interventi seguiti da Ottone hanno interessato le campane di Cendon e Zerman, di Castelfranco dove la campana fusa da Soletti nel 1846 è stata riparata con un nuovo e interessante processo di saldatura, un piccolo intervento di manutenzione è stato fatto al campanile di Zero Branco e a fine mese verranno smontate le campane a Breda di Piave dove verrà fatto un lavoro completo: «Verrà restaurato il campanile e per migliorare gli effetti sismici che provocano le campane verrà fatto una castello nuovo ammortizzato. A Breda la seconda campana, fusa nel 1869 da De Poli a Ceneda, subirà un intervento di ripristino dell'anello di battuta, ovvero il punto dove batte il battaglio che è particolarmente usurato, un problema che ho notato essere diffuso nelle campane trevigiane». Infine ha visitato le campane di Altivole, Salgareda, Scandolara, Villorba, Casacorba, San Biagio di Callalta, Fossalunga di Vedelago. Ottone spiega poi che La campana è da considerare sotto due aspetti: come strumento musicale e come opera d'arte, e anche a livello di restauro deve essere trattata in due maniere: l'interno come strumento musicale e l'esterno come un'opera d'arte, l'interno determina la nota della campana e quindi andando a modificare gli spessori si può accordare la campana. Treviso è costellata di campanili, ma tra tutti si distingue la Torre Civica, imponente e autoritaria, che custodisce una grande campana tanto da essere la terza nel Veneto per dimensione. 
Chiara Voltarel 
Ultimo aggiornamento: 14 Maggio, 09:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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