TREVISO - Oltre ogni previsione. Che il bilancio consuntivo 2021 di Fondazione Cassamarca fosse positivo per svariati milioni di euro, si ipotizzava da 7 a 10 solo la settimana scorsa, si sapeva. Ma ieri il dato esatto, arrivato dopo gli ultimi calcoli fatti dagli uffici, ha stupito tutti: 14,3 milioni di euro di attivo. Dato positivo che ha vari riverberi: il patrimonio della Fondazione aumenta di ulteriori 10 milioni arrivando a circa 230 totali, mentre il fondo per le erogazioni ora può contare su 9 milioni. Un risultato che segna la fine della lunga traversata nel deserto durata ben otto anni. Era il 2014 quando i conti di Ca' Spineda hanno cominciato ad incrinarsi entrando in territorio negativo.
RISALITA
Luigi Garofalo, ieri, ha portato il bilancio 2021 all'attenzione del consiglio d'amministrazione e d'Indirizzo di Ca' Spineda. Nemmeno da sottolineare che numeri tanto positivi sono stati subito premiati con un voto all'unanimità. E con questo risultato in mano, Garofalo ha ricordato proprio l'incubo dei 77 milioni di rosso, bilancio lasciato in eredità dalla gestione di Dino De Poli e diventato drammatica base di partenza per la risalita. E non solo. Oltre al maxi buco, dovuto essenzialmente alla simultanea svalutazione di tutto il patrimonio immobiliare, il presidente si è trovato di fronte un altro problema non indifferente: i quasi 200 milioni di euro di indebitamento bancario, sempre con Unicredit. Denaro utilizzato per realizzare la Cittadella delle istituzioni e da restituire. «Il risultato di bilancio - sottolinea da Ca' Spineda - assolve pienamente alle previsioni contenute nel documento programmatico triennale di risanamento presentato al Ministero dell'Economia e delle Finanze nel 2019».
LA STRATEGIA
La risalita di Fondazione è legata, essenzialmente, a una politica di austerity inaugurata da Garofalo fin dal primo giorno del suo ingresso a Ca' Spineda. «Tutto ciò è stato reso possibile grazie all'importante azione di spending review messa in atto dalla nuova governance, che si è concretizzata con la restituzione alla città di Treviso del Teatro Comunale, con la revisione delle convenzioni con gli Atenei di Padova e di Venezia, cui la Fondazione continua a erogare, sotto forma di concessione gratuita di un compendio immobiliare importante, più di un milione e mezzo all'anno», si legge nella nota ufficiale. La razionalizzazione delle spese è andata di pari passo con la scelta di investire quello che si poteva nella cultura. Da qui è partito il rilancio di Ca' Zenobio, la splendida villa di Santa Bona in cui sono state ricavate camere per turisti, un ristorante, spazi espositivi per mostre d'arte e un museo dedicato allo sport trevigiano. E ancora l'apertura della libreria e del ristorante, con vineria collegata, a Casa dei Carraresi e la scelta di realizzare un'altra libreria dedicata ai fumetti nel palazzo ex Ance. E infine: la gestione diretta di palazzo Bortolan, gioiello di piazza dell'Università, diventato B&B di lusso con camere ristrutturate e sempre piene.
IL COLPO DI RENI
Fondamentale per arrivare a questi 14,3 milioni di attivo è stata poi la sottoscrizione dell'accordo con Unicredit, che ha assicurato l'azzeramento del debito da 200 milioni di euro. «Questa spending review - sottolinea Garofalo - è stata attuata salvaguardando tutti i posti di lavoro. Per me è la soddisfazione più grande. Nei prossimi mesi lavoreremo per trasformare una parte importante del nostro patrimonio immobiliare in denaro da investire in titoli che ci possano garantire delle rendite costanti. E continueremo a sostenere nel mondo della cultura».