Faida tra famiglie rom per l'amore segreto di due giovani: attacco con ordigni incendiari alla villetta

Martedì 15 Marzo 2022 di Maria Elena Pattaro
Il luogo in cui sono stati trovati ordigni incendiari

ODERZO - Faida tra famiglie rom a colpi di bombe artigianali: attentato incendiario nella notte tra domenica e lunedì a Faè di Oderzo. Nel mirino è finita la bifamiliare di via Mondini in cui abitano alcune famiglie rom del clan del Levak. Qualcuno ha piazzato degli ordigni fai da te attorno e all'interno del giardino dell'abitazione. Un gesto dal chiaro intento intimidatorio. Il motivo? L'amore segreto tra due giovanissimi, osteggiato dalla famiglia di lei, che potrebbe essersi quindi vendicata, addossando al ragazzo la responsabilità di un rapporto non gradito.

IL RAID

Alle 4 due botti hanno svegliato di soprassalto il clan e gli altri residenti del quartiere. Nessun ferito, ma attimi di autentica paura: quando la famiglia è scesa in giardino, si è ritrovata di fronte alle fiamme. Fortunatamente le fiammate si sono limitate ad annerire le pareti, senza creare grossi danni. Gli ordigni, creati con bombole da campeggio rivestite di stoffa e con del liquido all'interno, sarebbero stati posizionati vicino a un'auto, davanti al cancello e anche all'interno della proprietà. Due sono rimasti inesplosi. A recuperarli ci hanno pensato gli artificieri, intervenuti sul posto insieme ai carabinieri e ai vigili del fuoco. Le bombe fai-da-te sono finite sotto sequestro e sull'attentato indagano ora i militari dell'Arma coneglianese, coordinati dalla Procura di Treviso. Il motivo del raid incendiario? L'amore segreto tra un ragazzo appena maggiorenne del clan Levak e una minorenne appartenente a un'altra famiglia rom. I parenti della ragazza sarebbero stati all'oscuro del rapporto fino a qualche giorno fa, quando la liaison è venuta alla luce. Una volta scoperta, non l'avrebbero presa bene. Questa la versione fornita dalle vittime ai carabinieri. I sospetti si concentrano dunque sulla famiglia rivale che, spinta dal rancore, potrebbe aver architettato l'attentato incendiario. Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire nel dettaglio l'accaduto e di sbrogliare la matassa dei legami tra clan. Ieri mattina in via Mondini c'era un gran via vai: i Levak parlavano animatamente, in cerchio, le sedie posizionate sul marciapiede e sulla strada. E gli occhi fissi alla facciata della bifamiliare mentre una giovane donna lavava con la canna dell'acqua il vialetto annerito. Sul posto sono accorsi anche parenti dall'estero.

I militari, oltre ad aver raccolto le testimonianze della famiglia presa di mira, hanno acquisito i filmati di sorveglianza di alcune abitazioni private del quartiere. Gli occhi elettronici potrebbero aver immortalato l'auto degli attentatori.

I VICINI

«Ho consegnato i filmati ai carabinieri» - dice un residente, che la notte non si era accorto di nulla. «Ho sentito un botto ma non mi sono preoccupato più di tanto perché so che sono vicini rumorosi» - racconta un altro. «Quel nucleo abita qui da circa quarant'anni e non ci sono mai stati gravi episodi di violenza - allarga le braccia un altro vicino -. Sentiamo schiamazzi, musica alta nelle sere d'estate o in occasione delle loro feste, ma niente di più». Erano stati gli stessi rom a rassicurare i residenti quando si erano insediati qui negli anni Ottanta, come racconta la condomina della palazzina di fronte alla casa presa di mira: «Ci avevano detto che non avevamo nulla da temere». Dopo le esplosioni dell'altra notte però, il quartiere non dorme più così tranquillo.
 

Ultimo aggiornamento: 16 Marzo, 10:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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