Gruppo rom taglieggiava i connazionali: pizzo, estorsioni, incendi e danni a chi non pagava

Giovedì 29 Luglio 2021
Carabinieri durante arresti
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BASSANO/ROSA' -  Avrebbero imposto il "pizzo" ai propri connazionali per restare nelle aree di sosta nomadi e nei territori in cui si erano insediati, del Vicentino e non solo. Nei confronti di un gruppo di uomini di etnia rom sono scattate oggi nove misure cautelari. I carabinieri di Rosà e il nucleo operativo dei carabinieri di Bassano del Grappa hanno dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Vicenza, nei confronti di tre uomini di etnia rom, e della misura degli arresti domiciliari di altri sei, per i reati di associazione a delinquere. Gli indagati, che appartengono a diverse famiglie provenienti dalla città romena di Lugoj, in Italia in particolare a Rosà e Ravenna, avevano costituito una associazione per delinquere fondata sul vincolo familiare e su una gerarchia verso i "capi" del gruppo.

Le denunce di una famiglia rom

L'indagine coordinata dalla Procura di Vicenza ha preso le mosse da numerose denunce presentate da una famiglia di etnia rom residente nel Vicentino, a partire dalle quali è stato accertato come gli indagati compissero estorsioni in denaro nei confronti dei connazionali, per consentire loro di restare, senza ritorsioni, nei territori nei quali si erano stabiliti. Le intimidazioni avvenivano con violenze, richieste di estorsioni, ostentando armi e munizioni, anche sui social network, e imponendo una sorta di "pizzo" per far pagare il quale non avrebbero esitato a provocare incendi ai danni di chi non pagava.

Le indagini hanno accertato come il metodo estorsivo utilizzato dagli indagati fosse rivolto nei confronti di molti connazionali, residenti in Italia ed all’estero, dai quali ottenevano il pagamento di somme di denaro per consentire loro di permanere - senza ritorsioni - nei territori nei quali si erano stabiliti.

Nelle foto il blitz degli arresti

I nove arresti

I militari hanno dato esecuzione all’ordinanza del Gip con la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di Alexandru Sain, alias “Guntu”,  Ionel Ciurariu, alias “Pipi Lugoj” considerato l'uomo al vertice dell'organizzazione,  Bratian Varga, alias “Bretian Cirpaci”. E della misura degli arresti domiciliari nei confronti di Tiberius Rostas, alias “Tibi Darynca”, Adam Neda, alias “Baron Cosmin”, Stefan Bot, alias “Momi Bot”, Ionel Ciurariu, alias “Zoran Zis Zoran”, Brainar Sain, alias “Beni” e Serban Dorin Ciurar, alias “Sebi”.

Supremazia a Lugoj

Le azioni del gruppo miravano anche a mantenere - tramite una capillare organizzazione operativa anche in territorio estero - un ruolo di supremazia nella città rumena di Lugoj e ad estendersi nei diversi Stati europei in cui si erano trasferiti i concittadini di etnia rom, avvalendosi di un numero considerevole di adepti e fondando la propria azione su intimidazioni, violenze ed estorsioni di denaro. Le azioni intimidatorie avvenivano mediante richieste estorsive formulate anche con ostentazione di armi e munizioni, poste in essere principalmente attraverso l’utilizzo di social network - visibili dall' intera comunità – e finalizzate alla corresponsione di un vero e proprio “pizzo” da parte dei connazionali, oltre che tramite l’esecuzione di una serie di organizzate azioni incendiarie e di danneggiamento ai danni di coloro che rifiutavano di corrispondere le somme di denaro richieste.

L’ ordinanza cautelare ha interessato anche altre persone di etnia rom – capi o partecipi dell’associazione – le cui ricerche, anche in ambito internazionale, sono in corso di svolgimento.

Ultimo aggiornamento: 13:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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