Allarme del primario di Anestesia: «Non è ancora finita, temo la quarta ondata»

Mercoledì 5 Maggio 2021 di Mauro Favaro
Un paziente ricoverato in terapia intensiva dopo aver contratto il Covid
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TREVISO - «Non è ancora finita». Antonio Farnia, direttore dell’unità di Anestesia e rianimazione dell’ospedale di Treviso, mette tutti in guardia contro facili entusiasmi.

Gli indicatori dicono che l’epidemia da coronavirus sta rallentando la propria corsa nella Marca. A differenza di quanto accaduto all’inizio dell’estate dell’anno scorso, però, i numeri non sono crollati. E gli ospedali non si sono svuotati. Da questa prospettiva, sale la preoccupazione in vista di un possibile nuovo aumento dei contagi verso la fine di maggio. «Temo molto la quarta ondata – rivela il primario – non siamo scesi a livelli che consentano di ripartire praticamente da zero. In queste condizioni, un nuovo picco di contagi potrebbe avere effetti devastanti. Anche sul personale sanitario, che è sempre più sotto pressione». 

LE TERAPIE INTENSIVE
L’unità aggiuntiva di Terapia intensiva Covid allestita nel padiglione di Malattie infettive del Ca’ Foncello è stata messa in pausa. Nel gruppo centrale, però, oggi ci sono ancora 14 pazienti Covid positivi. Poco meno della metà ha tra i 50 e i 60 anni. «Continuiamo a registrare un paio di accessi al giorno», specifica Farnia. E diversi pazienti presentano quadri di polmonite che li portano a entrare subito in Rianimazione, senza passare per i reparti ordinari. Non a caso proprio alla fine della settimana scorsa l’Usl ha prorogato di due mesi, fino al 30 giugno, la convenzione con la casa di riposo Tomitano Boccassin di Motta per la gestione dell’ospedale di comunità Covid con 30 posti letto, ricavato nella stessa struttura. «Nonostante la curva dei contagi sia in lieve calo, permangono costanti i ricoveri – ha messo nero su bianco l’azienda sanitaria – con la previsione delle prossime aperture, è possibile ipotizzare anche un nuovo incremento dei contagi, che è necessario poter fronteggiare velocemente anche alla luce del fatto che gli ospedali devono far ripartire l’attività elettiva e ordinaria di ricovero». 

IL BOLLETTINO
Pure ieri sono emersi 112 nuovi contagi nella Marca. Attualmente sono 2.120 i trevigiani che stanno combattendo contro il Covid. Gli ospedali contano ancora 132 ricoverati: 108 nei reparti ordinari e 24 nelle Terapie intensive. E sempre ieri sono purtroppo mancate altre 3 persone che erano risultate positive. Con questi ultimi, sale a quota 1.794 la triste conta dei lutti registrati in provincia in un anno e due mesi di epidemia. I nodi adesso sono essenzialmente due. 

I NODI
Il primo riguarda l’impatto delle riaperture, compreso il ritorno al 70% di presenze nelle scuole superiori, sull’andamento generale dei contagi. Gli effetti saranno chiari solo nei prossimi giorni. «I cittadini ormai fanno fatica a sopportare l’idea di dover rimanere a casa: c’è voglia di uscire – sottolinea Farnia – la preoccupazione è che questo porti anche a un abbassamento dell’attenzione, a cominciare dall’uso delle mascherine». L’altro nodo riguarda la ripresa delle attività non urgenti all’interno degli ospedali. L’Usl deve recuperare poco meno di 10mila prestazioni, tra visite ed esami. Da questa settimana il Cup riprenderà a fissare anche nuovi appuntamenti. Sul fronte degli interventi chirurgici programmati, invece, la ripartenza sarà più lenta proprio perché alcuni reparti sono ancora impegnati con il Covid. A iniziare dalla Terapia intensiva, che per le operazioni più impegnative è indispensabile. «Abbiamo sempre garantito gli interventi urgenti. Ma per il resto si fa fatica – dice il primario – il mio sogno adesso è riuscire a dedicare un’ala della Terapia intensiva centrale, da 4 a 7 posti, ai pazienti non positivi». Per ora non è possibile. La speranza è che la campagna vaccinale anti-Covid arrivi a proteggere quante più persone possibile. Proprio oggi si terrà il Vax-day a libero accesso, senza prenotazioni, dedicato ai trevigiani tra i 70 e i 74 anni. I cittadini nati nel 1947, 1948, 1949, 1950 e 1951 che non hanno ancora ricevuto la prima dose possono presentarsi ai centri vaccinali di riferimento, a seconda del comune di residenza, seguendo l’orario scaglionato in base al mese di nascita (dalle 8 alle 9 i nati in gennaio, dalle 9 alle 10 quelli di febbraio e così via). 

Ultimo aggiornamento: 16:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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