Vaccini in 175 farmacie. Nella Marca si parte a metà maggio

Venerdì 30 Aprile 2021 di Mauro Favaro
Le vaccinazioni in farmacia

TREVISO - Da metà maggio ci si potrà vaccinare contro il coronavirus anche in farmacia. Sono già 175 quelle attive nel trevigiano pronte a partire. Si comincerà dai cittadini con più di 60 anni, senza problemi di salute, usando i sieri AstraZeneca Johnson&Johnson. Ma l’attività potrà poi essere allargata. Saranno direttamente i farmacisti a eseguire l’iniezione. Quelli che apriranno il nuovo servizio hanno già portato a termine un corso di formazione teorica. Ora tocca alla parte pratica, che verrà fatta nei centri vaccinali dell’Usl. Dopodiché verrà consegnato il patentino di farmacista vaccinatore. E così si potrà iniziare. «Il 60% delle farmacie ha aderito al progetto – spiega Franco Gariboldi Muschietti, presidente di Farmacieunite – si tratta di un importante passo in avanti che ci permetterà di dare un contributo significativo alla campagna vaccinale».

LA FORMAZIONE

Si lavorerà in collaborazione con l’Usl. Sotto il profilo della sicurezza, oltre alla formazione del personale che avrà a disposizione gli strumenti per il primo soccorso, il programma in fase di definizione prevede che nei giorni dedicati alle vaccinazioni in farmacia venga attivata almeno un’auto-medica per ogni distretto con la presenza di altrettante equipe di rianimatori pronte a intervenire subito in caso di gravi reazioni avverse. Fino ad ora nel trevigiano non ce ne sono state. A fronte di circa 270mila dosi già somministrate, l’Usl ha registrato solo 5 reazioni allergiche non gravi. «E si sono tutte risolte senza particolari problemi», sottolinea Erminio Bonsembiante, direttore del servizio Igiene e sanità pubblica. A livello organizzativo, ogni farmacia dovrebbe eseguire almeno 50 vaccinazioni a settimana. Ma questo è un nodo che va ancora chiarito, almeno fino a quando il servizio non verrà aperto all’intera popolazione. «Ad oggi si parla di una popolazione estremamente selezionata: cittadini con più di 60 anni senza problemi di salute da riportare in anamnesi – evidenzia Muschietti – potrebbe essere difficile avere un tale numero di richieste. Ma se sarà necessario si potrà via via correggere il tiro».

MEDICI DI BASE

Questa mattina, intanto, ci sarà un nuovo incontro tra l’Usl e i medici di famiglia dopo il clamoroso strappo della settimana scorsa, quando i camici bianchi abbandonarono la riunione. «Ci siamo dati subito da fare andando a vaccinare gli ultraottantenni a domicilio, ma poi ci è stato detto che non contiamo niente – scandiscono i sindacati Fimmg e Snami – adesso ci attendiamo una presa di posizione formale dell’Usl in senso opposto rispetto a quello che è stato detto la scorsa volta. Senza rispetto, non possiamo procedere con la campagna vaccinale». A proposito di medici di famiglia, ieri è saltato anche il secondo incontro messo in calendario tra l’Usl e Riccardo Szumski, il medico-sindaco di Santa Lucia di Piave. L’azienda sanitaria lo aveva chiamato per un chiarimento dopo la manifestazione di Conegliano, bollata da più parti come no-vax. “Il dottore ha fatto sapere di non poter venire”, dicono dall’Usl. Ora gli verrà recapitata la lettera dedicata al personale sanitario che non si è ancora vaccinato contro il coronavirus. Da quel momento Szumski, come altri 153 dottori impegnati in vari ambiti, avrà cinque giorni di tempo per spiegare perché non si è vaccinato. Senza un valido motivo, come problemi di salute o rinvio dopo il contagio, scatterà la sospensione almeno fino al 31 dicembre. Infine, continua l’attività degli 80 volontari degli undici Club Rotary della Marca nella campagna vaccinale. Tra loro ci sono medici in pensione, altri professionisti e anche 18enni. Ognuno fa la propria parte in base alle richieste dell’Usl. Fino ad ora la task force dei rotariani ha accompagnato 150mila persone nei centri vaccinali sparsi in provincia. 

Ultimo aggiornamento: 08:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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