La Coldiretti tra danni e crisi di manodopera si affida ai trevigiani

Sabato 11 Aprile 2020 di Mattia Zanardo
Giorgio Polegato
TREVISO - Con oltre metà delle attività produttive ferme e migliaia di lavoratori a casa – e destinati a restarvi almeno tre settimane ancora -, evidentemente più di qualcuno inizia a fare due conti. Così, in tempi di serrata da coronavirus, un impiego in agricoltura, sia pur temporaneo, torna a rappresentare un’occasione attrattiva per integrare il bilancio familiare anche per molti trevigiani. Nelle ultime due settimane le Coldiretti di Treviso ha ricevuto 255 auto-candidature per svolgere lavori nelle aziende agricole, dalla raccolta dell’ortofrutta all’allevamento. In stragrande maggioranza, da parte di italiani. Tanto che l’associazione di categoria, dopo le prime richieste giunte in modo spontaneo via mail o via social, ha deciso di incanalare il flusso crescente in un link dedicato sul proprio sito internet ufficiale.
L'ALLARME
L’inedita disponibilità, tuttavia, copre solo un quota minima del fabbisogno: in media, le aziende del comparto occupano dai 4mila ai 5mila stagionali. Anche nella Marca, il settore primario continua a produrre per garantire gli approvvigionamenti alimentari, ma si sta scontrando con la carenza di manodopera. “Manca la grossa fetta di lavoratori stranieri, rientrati nei loro paesi d’origine e che ora non vogliono tornare qui per paura del contagio o non possono farlo a causa della chiusura delle frontiere”, conferma Giorgio Polegato, presidente provinciale della Federazione coltivatori diretti. Non può bastare neppure la pur lodevole solidarietà tra i produttori di asparagi, che si “prestano” l’uno con l’altro gli addetti stabili per la raccolta. E se l’allarme nel Trevigiano non ha ancora al massimo livello è solo perché la frutticoltura (dove maggiore è il ricorso a queste figure) qui non è così preminente, come ad esempio nella vicina Verona. Ma, se la situazione non si sbloccherà, il problema rischia di esplodere con la prossima vendemmia, “che non è poi così lontana”, avverte Polegato. Per questo la Coldiretti continua a sollecitare il ripristino dei voucher: “Si potrebbero così assumere studenti, pensionati, donne, ma, ad esempio, anche tanti cassaintegrati. Avere la possibilità di dare lavoro e chi vuole lavorare, ma non gli strumenti per farlo, è assurdo”, rimarca il presidente.
I DANNI
La penuria di stagionali non è l’unico motivo di apprensione per gli agricoltori. La Coldiretti stima in 15 milioni di euro le perdite subite solo nell’ultimo mese, a causa del crollo dei prezzi alla produzione di latte e carne e delle difficoltà di segmenti come asparagi, funghi o del florovivaismo (in cui la vendita diretta al pubblico è stata vietata dall’ordinanza regionale). “Il latte, un mondo che nella Marca vale 1,6 milioni di quintali all’anno, registra un calo dei prezzi di 3-4 centesimi al litro da parte dei caseifici privati, oltre all’acquisto di prodotto dall’estero – spiega Antonio Maria Ciri, direttore provinciale di Coldiretti - Per le cosce di suino, la commissione unica nazionale ha deciso un abbassamento del 40%, e pure per i vitelli, in due settimane, il ribasso ha toccato i 20 centesimi al chilo. Tagli del tutto ingiustificati in base all’andamento del mercato, perché se è vero che il canale della ristorazione in questo periodo è venuto meno, le vendite della grande distribuzione sono in aumento. E’ evidente che qualcuno specula lungo la filiera distributiva e di trasformazione”. Duplice l’appello dell’associazione degli imprenditori agricoli: ai consumatori di comprare “made in Italy”, magari privilegiando anche l’acquisto diretto dagli agricoltori. E alle catene venete di supermercati di approvvigionarsi dalle imprese del territorio, le cui produzioni sono state compromesse dalla crisi. 
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