Lavoro a Oderzo. L'allarme degli artigiani: «Mancano i giovani che raccolgano il testimone, così chiuderà un'impresa su quattro»

Domenica 25 Febbraio 2024 di Annalisa Fregonese
(foto Pexels)

ODERZO (TREVISO) - Il calo demografico si fa sentire, i lavoratori mancano in diversi settori, in sofferenza non c’è solo il comparto della ristorazione. Il settore dell’artigianato non se la passa meglio, le proiezioni sono sconfortanti. I numeri sono chiari: nell’opitergino-mottense le imprese individuali operanti sono 4.980; la proiezione è che nei prossimi cinque anni ne vengano a mancare 1.211, circa 1 su 4. «Stiamo pagando il calo demografico - dice Armando Sartori, presidente di Confartigianato Oderzo-Motta -. Il fatto che non ci siano giovani lo vediamo anche noi nelle nostre aziende, questo è un problema comune. Mancano nel settore della ristorazione, dei servizi, dell’artigianato, dell’industria.

Da tempo, come associazione di categoria, andiamo dicendo che debbono esserci politiche di livello nazionale per sostenere le famiglie e incentivare le nascite. Altrimenti il contraccolpo sarà notevole sul fronte economico. Porto un esempio che secondo me è efficace. Fino a venti, trent’anni fa, in un’officina meccanica si potevano incontrare i due titolari sui 50 anni, che avevano con loro tre giovani dai 16 ai 18. Adesso in un’officina c’è un titolare di 65 anni e forse, dico forse, un giovane di 18. Quando il lavoratore giovane non c’è, il titolare, raggiunta l’età della pensione, si ritira e la ditta viene chiusa. Questo è un impoverimento socio-economico per tutta la comunità». 


LA TRASFORMAZIONE
Negli ultimi cinquant’anni l’artigianato trevigiano è stato protagonista di un percorso di crescita. In anni più recenti, logicamente, anche il comparto artigiano si è evoluto in base alle richieste che arrivano dalla comunità. Ad esempio nel settore della meccanica d’auto, gli artigiani si sono dovuti formare per intervenire sui veicoli elettrici. «Sono in crescita i servizi alla persona - prosegue Armando Sartori - ma il parrucchiere di un tempo non ha nulla a che vedere con lo specialista che oggi si occupa delle acconciature. Lo stesso vale per il settore dell’estetica, che si è altamente specializzato. Come artigiani inoltre paghiamo lo scotto di una certa tendenza, in auge fino a qualche anno fa, che frequentare una scuola tecnico-professionale fosse una scelta di serie B rispetto a un liceo. Il che non è assolutamente così, perchè qualsiasi lavoro, se svolto con passione, può dare grandi soddisfazioni. Una piccola speranza ci giunge dal fatto che c’è una ripresa delle iscrizioni alle scuole professionali. Sono nel consiglio di amministrazione della “Lepido Rocco” di Motta di Livenza dove vediamo che i numeri stanno tenendo». 


LE ISCRIZIONI
«Anche quest’anno abbiamo cinque prime classi - conferma Alberto Visentin, direttore della Lepido Rocco -. In Veneto stiamo registrando una tenuta delle scuole tecnico-professionali e questo fa ben sperare. I percorsi professionali e tecnici sono percorsi che certo danno una qualificazione professionale ma nello stesso tempo formano le persone. Non sono inferiori al percorso liceale, toccano competenze differenti e creano cultura del lavoro. Il mondo della scuola e del lavoro fare sinergia effettiva, con un ragionamento di medio e lungo periodo». Ne va della sostenibilità del nostro modello sociale ed economico. 

Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 08:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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