Duecento posti letto in più per anziani e disabili: il Tar boccia la richiesta del Cesana Malanotti

Venerdì 8 Maggio 2020 di Luca Anzanello
L'istituto Cesana Malanotti di Vittorio Veneto
VITTORIO VENETO - Il Tar boccia la richiesta del Cesana Malanotti di realizzare celermente 200 nuovi posti letto per anziani non autosufficienti (140) e disabili (60). Nulla da fare, almeno in primo grado, per i ricorsi presentati dall’Ipab presieduta da Maurizio Castro contro il diniego dei sindaci del distretto pievigino dell’Usl a un veloce ampliamento delle attività del Cesana, che spinge per potere aprire quanto prima 200 nuovi posti divisi tra villa Papadopoli e Ca’ Mocenigo – Zuliani. Un progetto che potrà ancora realizzarsi, ma non in tempi rapidi. La terza sezione del Tribunale amministrativo veneto ha dichiarato improcedibili, irricevibili o respinti i ricorsi presentati dall’istituto contro Usl 2, comitato dei sindaci e Regione.
LA POSIZIONE
Diversi i documenti finiti nel mirino del consiglio d’amministrazione presieduto da Castro, che ha chiesto di annullare tra gli altri documenti la ripianificazione del piano di zona dell’azienda sanitaria approvato nel 2017. Il Cesana ha chiesto al Tar anche di accertare “il diritto/interesse legittimo dell’istituto ad ottenere l’aggiornamento del piano di zona attraverso la previsione, in favore dell’istituto medesimo, di ulteriori 200 posti letto”, condannando il comitato dei sindaci a inserire la richiesta nel piano di zona. Nel ricorso, l’Ipab ha ricordato che tre anni fa diventò “più concreta l’opportunità di ampliare la propria offerta residenziale” essendosi consolidata la prospettiva di potere usufruire dei due immobili storici. Poco dopo, il Cesana chiese all’Usl di assegnare i 200 posti letto “in libero mercato”, ravvisando i presupposti per il loro inserimento nel piano di zona e nei piani attuativi dell’azienda e ritenendo “obsoleti” alcuni parametri in vigore in campo assistenziale. Richieste sempre respinte dalla conferenza dei sindaci, la quale ha sostenuto che tutti i posti per non autosufficienti previsti erano stati assegnati e che quindi il Cesana avrebbe dovuto attendere il nuovo aggiornamento. Un “atteggiamento dilatorio” che mandò su tutte le furie l’istituto, che però si è visto bocciare i ricorsi.
IL PRONUNCIAMENTO
La sentenza ritiene, tra gli altri punti, che le censure del Cesana “investono un’attività programmatoria caratterizzata da ampia discrezionalità” e che “l’aggiornamento del fabbisogno non avviene in maniera automatica, sulla base di calcoli matematici o dei soli indici Istat, ma richiede un’istruttoria ben più complessa”. I giudici ricordano poi che “legittimamente” l’aggiornamento del piano di zona prevede “il rinvio dell’esame dell’istanza del Cesana al ciclo di programmazione 2020-22”.
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