Gli ultimi casoini del trevigiano: «Siamo noi che teniamo in vita i paesi: aiutateci a sopravvivere»

Mercoledì 24 Luglio 2019
Gli ultimi casoini del trevigiano
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Dietro la fontana di Nettuno, in centro a Conegliano, via Marconi sale leggermente fino ad intersecarsi a via XX settembre. Sulla sinistra, al numero 13 si legge la scritta Alimentari. Un casoin. Uno di quei negozi di quartiere nati alla fine dell'800, che ha avuto il boom nel periodo compreso tra la prima e la seconda guerra mondiale. Antesignano dei moderni supermercati, era concentrato in pochi metri quadrati, dove niente era confezionato. «Possiamo sicuramente datare l'apertura di questo negozio al 1919 - racconta Eugenio Val - Dopo i bombardamenti della Prima Guerra Mondiale. Oltre a questo negozio c'era anche un vecchio panificio dove si tostava il caffè che arrivava da Venezia. Tutta la via Marconi, su questo lato era un negozio. Oggi purtroppo siamo  una specie in via di estinzione. Ancora pochi anni e non resterà più nessuno. Io stesso andrò avanti ancora per qualche anno e poi basta. A mio figlio ho caldamente sconsigliato di continuare questa centenaria avventura. E' meglio che si trovi qualcosa di meglio. Tra tasse, burocrazia e la concorrenza dei grandi distributori verremo spazzati via tutti e i casoin rimarranno solo un ricordo». 

LA CONCORRENZAA Lutrano di Fontanelle la signora Antonietta Tommasini gestisce El Casoin storico negozio aperto circa sessanta anni fa. «Lo ho rilevato diciassette anni fa, quando persi il lavoro. Oggi si stenta a tirare avanti a causa della globalizzazione e del cambio generazionale. La gente preferisce di gran lunga andare al supermercato che pratica i prezzi che a noi vengono fatti all'ingrosso». Botteghe che svolgono un ruolo sociale, rappresentando un punto di riferimento per gli anziani che vivono nelle frazioni e non hanno i mezzi per poter spostarsi e andare anche a pochi chilometri. Chi entra in questi piccoli negozi, dove si respira un'aria di famiglia e il profumo delle spezie o degli affettati, lo fa anche solo per fare due chiacchiere, per un consiglio, per cercare una badante o una baby sitter, o semplicemente per sfogarsi e raccontare di qualche piccolo problema di salute, o famigliare. 
IN PIAZZAA Oderzo ne rimane uno solo, quello del signor Andrea Segato, subentrato al papà Luigi nel 1988. Prima di lui agli inizi del Novecento il nonno Luigi. Il piccolo e curato negozio si affaccia su Piazza Cavour. «Per salvare queste realtà non esiste nessuna formula. Io non ho figli, terrò duro fino a quando avrò l'età per andare in pensione e dopo chiuderò. Certo che se le istituzioni ci venissero incontro abbassando le tasse potrebbe essere sicuramente un aiuto». La signora Zanardo di Colfrancui è pessimista. «Sono 40 anni che sono qui, non ho mai fatto 5 giorni di ferie. Quando hanno aperto le grandi produzioni è iniziato il declino. Di noi non interessa più a nessuno. Siamo destinati a scomparire finita la nostra generazione. Per i casoin non c'è futuro, è solo questione di tempo». A Vazzola tiene duro ma ancora per poco il casoin dei Bernardi. «Prima di me c'era mio padre Giuseppe, e prima di lui il nonno Arino. Una tradizione di famiglia la nostra ma che non potremo più portare avanti a lungo. Le vendite sono precipitate, le tasse si sono alzate. Cerchiamo di tenere duro ma diventa sempre più difficile». A Francenigo rimane aperto l'unico negozio storico di tutto il comune di Gaiarine. Il signor Roberto racconta: «Il casoin con il quale è partito mio suocero Antonio Casagrande settant'anni fa nel 1944 era più piccolo, mia moglie è qui da 55 anni. Il signor Antonio è stato con noi fino all'anno scorso, questo posto era la sua vita». «Sono già pensionata - dice la moglie - ma rimango al mio posto perché sono consapevole che se molliamo noi non ci sarà futuro». A Motta il casoin è a fianco della piazza principale, è anche questo a gestione famigliare. Moglie e marito l'hanno ereditato dal papà, che dà ancora una mano in negozio. «Dobbiamo lavorare in due per poter avere il corrispondente di uno stipendio, ma non molliamo». Vicino alla bellissima chiesa di San Giorgio di S. Polo di Piave che ospita degli affreschi di Giovanni di Francia del 1466 il signor Carmelo Segato gestisce l'unico casoin della zona. All'interno c'è anche l'anziana madre Adelia Dal Bo' classe 1931 che con grande lucidità racconta: «Che dire? I tempi cambiano, ma non è detta l'ultima parola, può darsi che un giorno si ritorni indietro. Chi vivrà vedrà». 
Pio Dal Cin
Ultimo aggiornamento: 25 Luglio, 10:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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