Croce Rossa di Treviso, volantini e veleni tra i volontari: scatta la denuncia

Mercoledì 9 Agosto 2023 di Paolo Calia
Croce Rossa di Treviso, volantini e veleni tra i volontari: scatta la denuncia

TREVISO - La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato un depliant dai toni molto forti, con pesanti insulti sessisti rivolti ad alcune volontarie e corredato da foto del duce che fa il saluto romano, affisso a tutte le porte della sede di via Venzone. L’ultimo atto, sfociato in una querela presentata al comando della Polizia locale, di una guerra interna che sta mandando in frantumi l’armonia del comitato provinciale della Croce Rossa Italiana. Ormai si fronteggiano due fazioni: quella a favore dell’attuale commissario Simona Cardarelli e quella contraria che accusa la controparte di poca chiarezza, decisioni prese in totale autonomia e contrasto a ogni tipo di dissenso. A metà giugno i ribelli hanno scritto una lunga lettera di protesta per come viene condotta la Cri provinciale sia al presidente nazionale della Cri Rosario Maria Gianluca Valastro, sia al sindaco Mario Conte.


LE PROTESTE
«Siamo costretti a scriverle questa lettera rifugiandoci nell’anonimato - scrivono al presidente nazionale i volontari contrari all’opera del commissario in carica - per non incorrere nei rigori disciplinari che verrebbero applicati, visto che nel comitato Cri di Treviso il commissario si ricorda dell’esistenza dei regolamenti solo quando tornano utili, con particolare riferimento ai provvedimenti disciplinari. Il solo contenuto di questa missiva sarebbe sufficiente a farci incorrere in un provvedimento di sospensione, o peggio, di espulsione». Questo il quadro in cui si svolge una vicenda dove i veleni scorrono a fiumi. Tutto nasce quando nel 2020 finisce la gestione di Vincenzo Alonzi, generale dei carabinieri in pensione, l’ultimo ad aver condotto il comitato senza scossoni e portando il bilancio a un attivo di 64mila euro nonostante l’acquisto della nuova sede provinciale di via Venzone a Treviso. Al suo posto è stato eletto Eri Facchin, subito andato in contrasto con una parte dei volontari per via di una gestione definita troppo autoritaria.

Nella lettera i volontari scrivono che Facchin «ha governato in totale spregio alle direttive previste dallo Statuto e dai vari regolamenti, considerandosi non il presidente, ma il padrone del Comitato». 


LE CONTESTAZIONI
I ribelli hanno una lunghissima lista di critiche. Dal bilancio passato dai 64mila euro di attivo del 2019 ai 31.247 euro di passivo del 2022, allo scoramento che ha portato tanti volontari a diradare la presenza o ad allontanarsi dall’attività. La dettagliata missiva al presidente nazionale descrive lo stato del comitato provinciale diviso in dieci sedi e 730 volontari/soci di cui 230 Treviso e 120 a Spresiano, mentre «le altre dispongono solo di alcune decine di soci, mediamente una quarantina-cinquantina». Ed elenca una serie di rimostranze di vario tipo, tra problemi organizzativi, tensioni interne e presunte prevaricazioni. E questo clima starebbe provocando la disaffezione di tanti volontari e che, secondo i firmatari, avrebbe ripercussione anche sui servizi: «L’attività sociale verso i vulnerabili è letteralmente moribonda - denunciano - i servizi di assistenza sanitaria ne risentono in modo preoccupante: diverse assistenza sanitarie alle manifestazioni vengono respinte per mancanza di volontari». Ma non solo. Secondo la lettera «I turni dei servizi in convenzione col Suem 118/Asl 2 di Treviso sono sempre più spesso difficili da coprire causa la scarsa disponibilità di molti volontari a prestare servizio, con rischio di causare un disservizio verso il territorio. Molto spesso i servizi in convenzione Suem vengono salvati in “extremis” dai quei pochi volontari che con spirito di abnegazione si fanno carico di ulteriori sforzi, finché si stancheranno a tal punto da demotivarsi». Dopo un passaggio sulle mancate elezioni, la richiesta di “commissariare il commissario” per rilanciare l’attività. C’è da dire che, nel bel mezzo dello scontro tra ribelli e l’ex presidente Facchin, il presidente del comitato regionale Francesco Bosa e il vice presidente Marco Maruzzo, sono intervenuti in una riunione avvallando però l’opera del presidente. Delle tensioni dentro la Cri trevigiana, come detto, è stato informato anche il sindaco Conte.

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