TREVISO - Sulle chat e i gruppi Telegram si scambiavano consigli su armi ed esplosivi, producendo anche veri e propri tutorial su come confezionare bombe artigianali, come le molotov, e si confrontavano su pistole e coltelli a serramanico, vantandosi di averli portati in classe o mettendosi in posa. «Avevo una Glock, ci sono andato a scuola come ho visto in un film americano» si vantava uno di degli 8 ragazzini intercettati dalla polizia postale, tutti minorenni, che si sono visti arrivare all’alba di ieri mattina i poliziotti in casa. «Io portavo quello a scatto nel giubbotto» gli rispondeva un altro.
IL PICCOLO CHIMICO
Tra gli otto c’era anche un minorenne trevigiano, 16 anni circa, capace di realizzare veri e propri esplosivi servendosi di sostanze chimiche trovate in casa. Sui gruppi Telegram, postava dei tutorial in cui mostrava non solo come miscelare i composti, ma anche le esplosioni che le sue “bombe” era in grado di provocare. «Avete mai fatto una molotov? Io si» si legge dai brogliacci delle conversazioni intercettate dalla polizia. E ancora: «Buon pomeriggio, ecco a voi un piccolo dispositivo» seguito dall’ultimo video “home made”. Ieri all’alba gli uomini in divisa si sono dunque presentati anche a casa del giovane trevigiano. La perquisizione ha dato esito positivo. Gli agenti della polizia postale di Venezia, incaricati dai colleghi milanesi, hanno posto sotto sequestro alcuni device, l’account Telegram dal quale postava i video e gestiva alcuni dei gruppi, oltre a recuperare del materiale utilizzato per confezionare le sue “creazioni”.
ARMATI FINO AI DENTI
Proprio nella Marca, negli ultimi mesi, è emerso uno spaccato inquietante circa la diffusione delle armi tra i giovanissimi. Non a caso nella provincia di Treviso nel giro di quattro mesi si sono contati tre ragazzini accoltellati, uno dei quali, Aymen Adda Benameur, ha pagato con la vita lo scontro con un coetaneo, morendo a 17 anni nel parchetto della sagra, a Varago di Maserada. Un’escalation di violenza giovanile così non si era mai vista: dallo studente del Turazza vittima di un assalto all’arma bianca davanti alle macchinette del caffè della scuola, a febbraio, al 16enne raggiunto da un fendente alla schiena pochi giorni fa a Carbonera fino alla pistola a gas ritrovata fra gli scaffali del Pam di piazza Borsa, già teatro di scontri e risse in città. «I miei genitori sono contrari alle armi, allora me le fabbrico io - scriveva uno degli 8 ragazzini su Telegram - oppure me la prendo do qualche parte ... Ci ho sparato con una Glock vera». Nelle chat, non a caso, i ragazzi sostenevano di andare in giro con coltelli o con pistole (softair), incuranti dei controlli delle forze dell’ordine, e si mostravano in foto e video con le armi. Pronti, in caso di necessità, a utilizzarle.