Arrivano le biciclette elettriche, ma Treviso boccia i monopattini

Cambia il bike sharing cittadino: duecento biciclette tradizionali e 150 a pedalata assistita

Domenica 22 Ottobre 2023 di Paolo Calia
Arrivano le biciclette elettriche, ma Treviso boccia i monopattini

TREVISO - Ca’ Sugana rinnova il servizio di Bike Sharing, le “biciclette pubbliche” arrivate in città nel 2010. Il bando, dalla durata di tre anni, per affidare la gestione del servizio è pronto: la prossima settimana andrà in commissione Lavori Pubblici e a fine mese in consiglio comunale. È un documento corposo: vale poco meno di un milione di euro (977.400 euro) e mira a rinnovare completamente sia il parco biciclette che le modalità di utilizzo. Sono in arrivo 200 biciclette tradizionali e 150 a pedalata assistita. Le rastrelliere spariranno, sostituire da aree di raccolta diffuse sia in centro che nei quartieri. Tutto il servizio sarà a disposizione 24 ore su 24 per 7 giorni su 7 e verrà gestito attraverso una app. Contrariamente ad altre città, non ci saranno i monopattini “pubblici”, ritenuti poco adatti a una città come Treviso e bocciati sia per questioni di decoro urbano che di incertezza normativa.
 

IL QUADRO
Attualmente ci sono duecento biciclette e 31 rastrelliere. Ma versano per lo più in condizioni non proprio ottimali. La relazione dell’Ufficio Mobilità ammette che la metà delle bici attualmente in giro sono, di fatto, inutilizzabili: “In seguito a danneggiamenti, usura ed atti vandalici accaduto nel corso dei 13 anni di servizio, a oggi solo un centinaio (di bici) sono ancora in circolazione”. Da qui la necessità di cambiare dopo però aver fatto una precisazione: in 13 anni il servizio è cresciuto ed è stato molto apprezzato: “Sin dalla sua inaugurazione (2010) ha riscosso un grande successo e le iniziali 14 stazioni sono state ampliate alle attuali 31 con 300 colonnine di aggancio”.
 

LE NOVITÀ
Il nuovo servizio sarà free-flow, cioè a flusso libero ma non troppo. Spariranno le rastrelliere attuali, sostituite da semplici aree di raccolta (inizialmente 60), debitamente segnalate, dove prendere e rilasciare la bici semplicemente appoggiandola al proprio cavalletto e sbloccandola attraverso l’app inquadrando un q-code. Particolarità: i q-code sarà attivabile solo in queste aree dove inizierà e finirà il pagamento. Lasciare una bici al di fuori degli spazi significa non bloccare il pagamento con tutte le conseguenze del caso. Un sistema ibrido pensato per evitare le brutte scene di biciclette abbandonate in ogni angolo. Il servizio dovrà coprire tutto il territorio comunale (20 chilometri quadrati con un raggio di 3 chilometri dal centro) ed è rivolto alla popolazione maggiore di 14 anni: 78.956 residenti. A regolare tutta la rete sarà una piattaforma in grado di offrire vari servizi attraverso una app: la posizione delle bici disponibili, la possibilità di prenotare, di segnalare guasti o individuare la posizione di rilascio più vicina. Dalla app sarà, ovviamente, anche possibile pagare. La flotta sarà composta da 200 bici normali e 150 a pedalata assistita. Per ogni bicicletta si stima di guadagnare circa 900 euro all’anno.
 

I COSTI
Le tariffe di partenza sono di 1 euro per 20 minuti di utilizzo delle bici muscolari, 0,25 centesimi al minuto per quelle a pedalata assistita. Poi ci sono gli abbonamenti: 6 euro al giorno per le bici muscolari con corse illimitate da 60 euro ciascuna; 10 euro con corse illimitate da 60 minuti ciascuna. E per le bici elettriche 7,5 euro per pacchetti di 30 minuti, 20 per 90 minuti e 30 euro per abbonamenti giornalieri.
 

L’ANALISI
«Per Treviso è una rivoluzione totale - spiega Andrea De Checchi, assessore all’Urbanistica con delega alla viabilità - andiamo a triplicare il numero delle biciclette inserendo quelle elettriche raddoppiando le stazioni.

Inoltre le rastrelliere tradizionali verranno sostituite da aree delimitate semplicemente da segnaletica verticale e orizzontale, tutto gestito da un’app. Il bando è ormai in fase di realizzazione e durerà tre anni. Contiamo di essere pronti col nuovo servizio entro marzo». Il Bike Sharing trevigiano non comprenderà i monopattini pubblici: «Abbiamo deciso di non inserirli - conferma De Checchi - per due motivi. Le città che per prime hanno puntato sul monopattino pubblici stanno progressivamente tornando indietro per via dei problemi di decoro (la tendenza di lasciare il monopattino abbandonato in mezzo ai marciapiedi ndr) e anche pericolosità del mezzo. Poi c’è l’incertezza normativa. Il monopattino non è ancora giuridicamente individuato, non è ancora chiaro se serve l’obbligo di targa, casco, assicurazione. Abbiamo preferito soprassedere. Ma il nostro bando è aperto e, eventualmente, possiamo integrarlo in futuro».

Ultimo aggiornamento: 11:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA