Fassa Bortolo rinuncia all'impianto in Sicilia. Si apre l'ipotesi di una nuova costruzione all'estero

Venerdì 22 Luglio 2022 di Mattia Zanardo
Lo stabilimento di Spresiano di Fassa Bortolo, toglie l'ipotesi costruzione estero

TREVISO - Dopo più di un decennio, tra autorizzazioni, provvedimenti emessi e poi annullati, ricorsi e controricorsi, l'iter non è ancora giunto a compimento. E non se ne vede la fine. Così Fassa Bortolo ha deciso di gettare la spugna: il gruppo di Spresiano, nel Trevigiano, uno dei leader italiani e internazionali nei prodotti e nelle soluzioni per l'edilizia, ha annunciato di rinunciare definitivamente alla realizzazione di un impianto per l'estrazione e la lavorazione di calcare, ad Agira, in provincia di Enna, in Sicilia. Tramonta dunque un progetto da trenta milioni di euro e che, secondo le stime dell'azienda, avrebbe generato oltre un centinaio di posti di lavoro, tra dipendenti diretti e indotto. Risorse che ora, visti i tempi lunghi della burocrazia e il contenzioso giudiziario ancora in atto, spiegano dall'industria, verranno dirottate altrove, magari anche all'estero.


POSIZIONI
L'intricata vicenda, i cui vari protagonisti, come facile intuire, sostengono posizioni molto diverse, comincia nel 2010 quando Fassa Bortolo decide di dar vita ad un'iniziativa produttiva in Sicilia: individuato il sito idoneo, nel 2013 acquista con contratto preliminare una ex cava in località San Nicolella, alle falde del Monte Scalpello, nel comune ennese, ormai in disuso da una trentina d'anni, e avvia le procedure per ottenere le autorizzazioni necessarie a riprendere l'attività estrattiva e a costruire nei pressi uno stabilimento dove trattare il materiale, con la riqualificazione ambientale dell'area. L'obiettivo è diventare operativi entro tre - quattro anni, ma il percorso si dimostra fin quasi da subito accidentato. Tanto che già nel 2018 l'azienda trevigiana rende pubbliche le lungaggini e minaccia di abbandonare. Riassumiamo per sommi capi: la Sovrintendenza dà parere negativo per il ritrovamento nell'area di reperti archeologici (l'impresa aveva proposto di portarli in un museo ad hoc) e per i vincoli paesaggistici. Con anche il Comune favorevole al progetto, l'assessorato regionale all'Energia invece autorizza l'estrazione. Ma l'associazione culturale SiciliaAntica fa ricorso, evidenziando come tra i venditori dei terreni figuri un soggetto condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso. La Fassa ha più volte ribadito di essere del tutto all'oscuro dei precedenti dell'uomo, però il Distretto minerario di Caltanissetta (competente pure per Enna) revoca le licenze. Il Tar di Catania e il Consiglio di Giustizia Amministrativa di Palermo (l'equivalente del Consiglio di Stato per la Regione autonoma siciliana) respingono i controricorsi dell'azienda. Ulteriore svolta: il dirigente del dipartimento per l'Energia della Regione, Salvatore D'Urso, annulla la decadenza, ripristinando l'autorizzazione originaria. Insomma, un'odissea. Siamo allo scorso dicembre: in seguito ad un nuovo ricorso il Tar di Palermo dichiara illegittima la determina regionale. Si attende ora l'ulteriore pronunciamento in merito del Cga. Da Spresiano, tuttavia, fanno sapere di non voler aspettare oltre e, indipendentemente da quale sarà il verdetto del giudice, di intendere porre fine al progetto. «Mai l'azienda si è trovata di fronte a simili complessità», conferma una nota, nel ringraziare comunque il presidente della Regione Nello Musumeci, il sindaco di Agira, Maria Gaetana Greco, Legambiente e tutti gli altri enti che hanno creduto nel programma.


COLOSSO
Fassa Bortolo conta 19 stabilimenti in Italia e all'estero: il più recente, il primo extra Ue, inaugurato meno di un mese fa a Matozinhos, in Brasile. Con anche 9 sedi commerciali e circa 1.700 addetti complessivi, ha fatturato 520 milioni di euro nel 2021. «L'evoluzione del mercato dell'edilizia sta imponendo lo sviluppo di prodotti sempre più tecnologici e diversificati, che hanno imposto una modifica all'orientamento degli investimenti - prosegue la nota - Oggi, infatti, non potendo escludere ulteriori possibili azioni ostative, non è più possibile pianificare con certezza i tempi di costruzione dello stabilimento di Agira. Il progetto rischia di diventare obsoleto ancora prima di nascere, e per questo Fassa Bortolo ha deciso di non proseguire oltre, non sussistendo più le condizioni per sostenere un investimento di simile importanza». Nel prossimo triennio il gruppo prevede di investire nel complesso circa 300 milioni. Salvo sorprese, però, non più in Sicilia.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci