MONTEBELLUNA - Atti sessuali con un suo ex allievo minorenne e detenzione di materiale pedopornografico. Per Nicola Pegoraro, 65 anni, istruttore ed ex presidente del circolo scacchistico di Montebelluna, la condanna è diventata definitiva. Il pedofilo sta scontando la sua pena nel carcere Due Palazzi di Padova. In primo grado lo scacchista di punta del circolo “Vergani” aveva ricevuto una condanna pesante: 6 anni e 6 mesi di reclusione per i reati di atti sessuali con un minorenne e detenzione di materiale pedopornografico. Era stato invece assolto dal terzo reato contestato, ovvero la produzione di un altro video hot «perché il fatto non sussiste». La sentenza era stata sensibilmente mitigata nei successivi gradi di giudizio.
L’INDAGINE
L’inchiesta aveva preso il via nell’estate del 2016 quando la mamma di un allievo del circolo “Vergari” aveva trovato, nascosto nella memoria di una chiavetta Usb del figlio, un video con contenuti erotici. La donna fece parlare il figlio, scoprendo che il video l’aveva ricevuto dal maestro di scacchi. Immediate la denuncia e la perquisizione a casa del maestro. Lì la polizia aveva trovato il filmato hard girato nel 2008 a Jesolo: protagonisti lo stesso maestro e alcuni ragazzi del circolo. Il video aveva avuto lo stesso effetto della benzina sul fuoco, dando la spinta decisiva alle indagini che avevano portato gli inquirenti ad ascoltare il racconto di un terzo ragazzo che avrebbe subito un approccio sessuale da parte dell’uomo, nel corso di un torneo in trasferta. Su questi fatti la procura di Venezia aveva chiesto l’arresto del maestro, ottenendo dal giudice per le indagini preliminari soltanto l’obbligo di dimora: i fatti contestati risalivano nel tempo, la motivazione del gip. Poi il processo.
IL PROCESSO
«Ho insegnato a migliaia di ragazzini per 40 anni - si era difeso lo scacchista - e sono stato in giro per l’Italia con tanti e nessuno si è mai lamentato. Vorrei farvi vedere quel filmino e inserirlo nel contesto in cui venne girato. Un ricordo di una gara di 6/7 secondi nel quale un ragazzino, difronte alla telecamera si abbassa le mutandine. Niente di scabroso. Era uno scherzo e come tale l’ho conservato». In sua difesa erano arrivati i genitori dei ragazzi iscritti al prestigioso circolo. Il collegio lagunare, in primo grado, aveva ha anche disposto l’interdizione perpetua dell’uomo da attività che coinvolgano minori, pubblici uffici, professioni o arti. E per cinque anni il divieto di frequentare o fare lavori a contatto con minori. Ora la condanna è passata in giudicato.
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