Rovigo. Rifiuti interrati nei campi, 7 misure cautelari e 11 immobili sequestrati

Domenica 17 Dicembre 2023 di Alessandro Garbo
Finanza

ROVIGO - Inquinamento ambientale e attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti. Sono questi i capi d'accusa alla base delle sette misure cautelari eseguite dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Modena, dal Nucleo investigativo polizia ambientale agroalimentare forestale dei carabinieri di Modena e dalla stazione territoriale dell'arma di Anzola dell'Emilia. Le indagini hanno interessato le province di Rovigo, Modena, Bologna, Reggio Emilia e Ferrara. I sequestri riguardano undici immobili, tra terreni adibiti a luogo di stoccaggio e interramento dei rifiuti e fabbricati, otto mezzi di trasporto utilizzati per lo spostamento della merce, il sequestro preventivo per equivalente di oltre 56mila euro, quale profitto del reato, al momento limitato nella quantificazione ai soli carichi illeciti fermati su strada.

I provvedimenti sono stati emessi dal gip di Bologna su richiesta della Direzione distrettuale antimafia con il sostituto procuratore Flavio Lazzarini. Sono a carico di imprenditori e titolari di aziende nel settore della gestione dei rifiuti e dell'autotrasporto. Nello specifico sono stati disposti gli arresti domiciliari nei confronti di due persone, l'obbligo di dimora nei confronti di un'altra e l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria a carico di quattro.

IL LAVORO SVOLTO

L'operazione è l'epilogo di una lunga e dettagliata indagine, coordinata dalla Dda di Bologna, riguardante l'attività illecita, svolta nel territorio al confine tra le province, realizzata dagli indagati in prima persona o attraverso società a loro direttamente o indirettamente riconducibili. Con una pluralità di operazioni continuative e sistematiche, a partire dai primi mesi del 2019, al fine di conseguire ingiusti profitti anche consistenti nella riduzione dei costi per i produttori e primi conferitori dei rifiuti, secondo l'accusa hanno gestito senza alcuna autorizzazione che ne legittimasse la specifica operatività, un'attività organizzata che garantiva tutte le fasi dell'illecito smaltimento, dalla raccolta al trasporto, dallo stoccaggio fino all'interramento. Le indagini hanno consentito di far emergere l'intera filiera. Sono stati individuati i conferitori principali dei rifiuti, i vari vettori che provvedevano al trasporto non autorizzato di rifiuti pericolosi e non, i gestori delle due discariche «a cielo aperto» o i campi dove sono stati sversati e interrati rifiuti di produzione industriale, prevalentemente provenienti da demolizioni edilizie, oltre a rifiuti plastici, pneumatici di automezzi e rifiuti pericolosi contenenti amianto. Tutti i soggetti sono ritenuti materialmente responsabili, in concorso, del danno ambientale arrecato alla collettività, consistente nella compromissione del suolo e del sottosuolo di aree complessivamente pari a circa 20mila metri quadri. 

Ultimo aggiornamento: 18 Dicembre, 09:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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