La guerra al granchio blu, raccolti venti quintali al giorno: distribuiti fra mercato ittico e smaltimento

Giovedì 13 Luglio 2023 di Anna Nani
Granchio blu

PORTO TOLLE (ROVIGO) - Nelle lagune del Delta si sta combattendo una vera guerra. Il granchio blu ha già devastato la laguna del Canarin e ora ha preso di mira la Sacca di Scardovari. «La specie era presente già da alcuni anni e veniva consegnata al mercato ittico come crostaceo commercializzabile garantendo ai nostri pescatori un’ulteriore forma di guadagno – dichiara Paolo Mancin, vicepresidente del Consorzio pescatori del Polesine -.

Nessuno avrebbe potuto immaginare una tale proliferazione. Eravamo preoccupati e tenevamo d’occhio la situazione, ma fino a pochi mesi fa non c’erano i presupposti per iniziare una guerra che abbiamo messo in atto da qualche settimana». 

VENTI QUINTALI AL GIORNO

Sul fronte pratico è cominciata una raccolta quasi forsennata dei granchi: in parte immessi sul mercato e in parte smaltiti. Si parla di una 20ina di quintali di crostacei conferiti giornalmente al Mercato Ittico, dove il Consorzio ha installato una cella ulteriore per poterli contenere. «Abbiamo altresì acquistato il surplus di prodotto che non veniva piazzato ai venditori accollandoci pure il costo di smaltimento: tutto per incentivare i nostri operatori a pescarli» sottolinea Mancin. Nel frattempo è partita anche la scalata burocratica: «Abbiamo informato gli enti competenti di quanto stava accadendo nelle lagune: dalla Capitaneria di porto al sindaco, così come l’Ulss, Provincia, Regione, Ministero e Prefetto. Dopo la riunione in prefettura a inizio luglio abbiamo avuto un’assemblea congiunta con tutti i nostri soci. In questa settimana abbiamo avviato ulteriori assemblee informative per sensibilizzare ulteriormente i pescatori dato che il problema riguarda tutti. Non stiamo parlando di alcune zone, qui rischiamo davvero l’ecatombe della prima economia locale visto che se continua così si va al collasso definitivo». 

Insomma, se non si riesce a debellare questa piaga rischiano di venire vanificati gli sforzi economici messi in campo dalla struttura consortile in questi anni per aumentare la produttività delle lagune. «Abbiamo anche coinvolto l’azienda sanitaria per cercare il percorso corretto e legale per smaltire i granchi in eccesso – rimarca Mancin -. La triturazione potrebbe danneggiare l’ambiente e non possiamo permetterci di rovinare il nostro posto di lavoro. L’unica strada percorribile rimasta è pescarli, per una parte immetterli nel mercato e per l’eccesso smaltirli tramite ditte specializzate. Siamo anche in contatto con un’azienda di mangimi che sta sperimentandone la fattibilità. Ci permetterebbe di abbattere i costi, sperando di arrivare ad avere un ristoro dagli enti preposti che ci aiuterebbe a contenere il danno». 

Intanto, dice Mancin, «il 17 arriverà Francesco Tiralongo dell’Università di Catania, uno dei massimi esperti italiani di specie aliene del mare responsabile per il Cnr del progetto “Alien fish” che rimarrà a fare ricerche alcuni giorni. Realizzerà questionari per valutare e dimostrare con pubblicazione scientifica internazionale il danno. Saranno documenti ufficiali spendibili per eventuali piani di riparazione. Il 20 abbiamo una videoconferenza con il Comitato di gestione del Gruppo tecnico e del Comitato consultivo del Distretto di pesca Nord Adriatico con Regione Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia. In più siamo in contatto con Ispra e Arpav che arriveranno per eseguire campionamenti di specie e monitoraggi che poi saranno messi a disposizione delle autorità competenti». 

Ultimo aggiornamento: 09:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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