Crollano i prezzi dei cereali, ma non per i consumatori: Confagricoltura spiega il mercato sotto pressione

Il presidente di Confagricoltura, Lauro Ballani, parla di ricavi esigui e aziende in affanno

Mercoledì 11 Ottobre 2023 di Francesco Campi
Un campo di mais

ROVIGO - «Prezzi dei cereali in caduta verticale e la paura è che a fine anno le aziende agricole fatichino a chiudere i bilanci con un segno positivo». A manifestare tutta la propria preoccupazione su una congiuntura sfavorevole per il settore primario polesano, dominato proprio di cereali, è Confagricoltura con il presidente Lauro Ballani che spiega come «il mercato dei cereali è sotto pressione: c’è una tendenza ribassista eccessiva e anomala su ogni fronte». In particolare, proprio per il grano, coltura prevalente in Polesine, il granaio del Nordest, leader in Veneto per ettari coltivati a frumento tenero e duro. E viste le difficoltà della scorsa estate con il mais a causa della siccità, il frumento era stato seminato in modo ancor più abbondante: ben il 28% in più rispetto ad un anno fa.

Tuttavia, se già l’annata non era stata particolarmente favorevole, ora anche la batosta dei prezzi.

«Il grano tenero - spiega Ballani - l’anno scorso era battuto a 370 euro a tonnellata, mentre quest’anno siamo attorno ai 250 euro. Il grano duro aveva raggiunto picchi di 500 dollari a tonnellata, contro i 350 euro odierni, che però scenderanno a 320 in quanto il prodotto ha un basso peso specifico a causa delle piogge abbondanti di maggio, che hanno causato problemi alle piante. Ci sarà, perciò, un deprezzamento dal punto di vista qualitativo, con un declassamento a categoria inferiore. Inoltre si fatica a vendere, perché il mercato è inondato dal prodotto in arrivo da Cina e Russia. Pure il prodotto ucraino, che dovrebbe essere destinato ai Paesi extra Ue, manda in realtà vagoni di merce in tutta Europa. Infine, gli eventi bellici hanno un influsso negativo, anche se è più emotivo che reale. E questo destabilizza».

ALTRE COLTURE

Tuttavia non va meglio per il mais e per la soia. Con il primo che seppur in netta flessione rispetto ai 26.700 ettari del 2022, resta comunque una coltivazione imponente, mentre la seconda ha occupato circa 30mila ettari. «Per il granoturco - spiega ancora il presidente di Confagricoltura - la qualità è buona e la produzione è elevata rispetto al 2022, ma siamo a 210 euro a tonnellata contro i 370 della scorsa stagione. Anche la soia non sta andando benissimo, anche se la raccolta è al 60 per cento. Il prodotto sembra buono dal punto di vista qualitativo, ma la quantità è variabile. Le altissime temperature di agosto hanno bloccato la maturazione e molti baccelli presentano semi striminziti. La produzione vendibile lorda sarà, presumibilmente, più bassa di quella dell’anno scorso».

A pesare sui bilanci anche il fatto, spiega Ballani, che «abbiamo comprato le materie prime come sementi e concimi in gennaio, quando i costi erano molto alti. Abbiamo speso tanto e incasseremo poco. Secondo gli addetti ai lavori entro gennaio o febbraio 2024 i prezzi potrebbero beneficiare di un assestamento, con un ritocco verso l’alto. Nel frattempo gli agricoltori incassano poco, mentre nei supermercati i prezzi della pasta, della farina di mais e di altri cereali continuano ad aumentare. Stiamo assistendo alle ennesime speculazioni, ma la gente crede che i rincari vadano a favore degli agricoltori. Lo ribadiamo: i nostri guadagni sono sempre più risicati. Ci sono aziende che hanno parecchi oneri e debiti da onorare e rischiano di chiudere l’annata in affanno».

Ora il rebus sul futuro. La scommessa: cosa seminare in vista della campagna di semina dei cereali autunno-vernini, come grano duro, grano tenero, orzo e colza? «Ci interroghiamo sulle scelte aziendali da compiere alla luce delle difficoltà attuali - confessa Ballani - prevedo una contrazione delle superfici a grano e un recupero della barbabietola da zucchero, che ha registrato una buona annata grazie a contratti favorevoli, siglati con prezzi più alti, e grazie anche all’elevato valore dello zucchero sui mercati internazionali. In primavera, in base all’andamento dei prossimi mesi, capiremo se seminare più mais o più soia, o se puntare su sorgo e girasole, che quest’anno hanno incontrato i favori di molti produttori».

Ultimo aggiornamento: 19:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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