ROVIGO - È «un augurio ai giovani di Rovigo, e un invito a riflettere su cosa significa lavorare oggi con l’intelligenza artificiale e con strumenti come ChatGpt, tra opportunità e necessità di capire cosa è vero e cosa è falso», commenta il presidente Giovanni Boniolo sull’opera originale di GiòQuasiRosso per l’Accademia dei Concordi, che da ieri ricopre la facciata di palazzo Bosi. L’illustrazione è stata stampata su telo in pvc microforato, ha dimensioni di 150 metri quadrati e si ispira a Norman Rockwell, il più grande illustratore americano del secolo scorso. Accompagnerà i lavori di rifacimento del tetto e quelli sulla facciata di palazzo Bosi, fino a gennaio-febbraio prossimi, per donare in piazza Vittorio Emanuele una vista nuova su un tema di grande attualità. Poi il ponteggio, e assieme l’illustrazione d’autore, si sposteranno davanti alla facciata del palazzo dell’Accademia, dove i lavori richiederanno meno interventi e avranno minor durata.
L’IDEA
Il progetto, da un’idea di Wallabe Urban Art, è stato realizzato per l’Accademia dei Concordi dall’associazione Amici dell’Accademia, che dal 2020 affianca l’istituzione cittadina nella proposta culturale. L’autore GiòQuasiRosso, nome d’arte del 31enne Giovanni Esposito, è tra gli illustratori e fumettisti più apprezzati a livello nazionale e internazionale: è conosciuto per graphic novel come “Seitu” e “Indaco”, dal successo immediato, ai quali seguirà dal 24 ottobre nelle librerie, ancora per Feltrinelli Comics, “Ai suoi tratti”, nuova opera che lo conferma tra gli autori di fumetto più interessanti della nuova generazione. Tanto che brand come Prada, Gucci, Paramount pictures e Prime video scelgono sue immagini. L’opera inedita che si può ammirare a Rovigo ha fascino visivo nuovo e allo stesso tempo antico: quello di fare e farsi domande che solo uno sguardo attento fa nascere, con stupore e meraviglia, quando accende la passione per la vita. Perché con questa installazione GiòQuasiRosso fa interrogare sul ruolo della creazione artistica, sul rapporto tra l’artista e l’opera al tempo dell’intelligenza artificiale, e in particolare fa riflettere sulla dinamica della ricerca dell’identità. Una dinamica che da sempre riguarda l’uomo e l’arte, che oggi amplifica le sue possibilità attraverso gli algoritmi che simulano i processi di intelligenza umana. L’installazione “Who am AI...”, dove AI sta per intelligenza artificiale, raffigura una giovane donna, ritratta di spalle, alle prese con la tela bianca.