Rovigo. Chiudono i negozi, commercio a picco. Zanon: «Così le periferie restano deserte»

La Camera di commercio segnala l’addio di 263 aziende nel terzo trimestre dell’anno

Mercoledì 8 Novembre 2023 di Francesco Campi
Negozi chiusi

ROVIGO - Il Polesine si spopola anche dal punto di vista imprenditoriale. Al calo demografico in atto si accompagna, infatti, anche la contrazione delle attività, a cominciare dal commercio. I dati sulla demografia d’impresa del terzo trimestre del 2023, diffusi dalla Camera di commercio di Venezia e Rovigo, confermano la tendenza in atto da tempo: a fine settembre si contano 28.223 localizzazioni di imprese attive, 263 in meno, pari a 0,9%, rispetto allo stesso periodo del 2022, e ben 1.171 in meno rispetto alle 29.394 che si contavano nel terzo trimestre del 2019, con una flessione di circa il 4% in un quadriennio.

IL COMMENTO
«Il momento è quello che è e non ci si poteva aspettare di più - commenta Massimo Zanon, presidente della Camera di commercio - preoccupa, invece, lo stato del settore più in sofferenza: quello del commercio. I negozi di prossimità e anche parte dei pubblici esercizi risentono di almeno quattro fattori che oggi, in presenza degli effetti dell’inflazione, giungono al massimo della maturazione: l’onda lunga delle liberalizzazioni che ha generato imprese meno strutturate; l’aumento incontrollato delle superfici della Grande distribuzione organizzata; le trasformazioni indotte dalla pandemia; l’aumento non comprimibile e inaspettato delle bollette».
Questo provoca, aggiunge, «la significativa desertificazione delle periferie di tutti i comuni. Molte di queste aziende sono arrivate alla pensione e i titolari, dopo aver tentato di sopravvivere, decidono, a cuore tutt’altro che leggero, di fermarsi e abbandonare».
Con perdita di servizi essenziali per cittadini, tendenzialmente sempre più anziani, in montagna come «in pianura nelle periferie più lontane dai capoluoghi e meno abitate nelle quali - nota ancora Zanon - comincia a non esserci più neanche un’insegna.

Ci devono pensare le associazioni di categoria con la Regione. Sicuramente le Camere di commercio potrebbero essere un utile punto di incontro componendo le varianti di ciascuna provincia».

I NUMERI
Nel dettaglio, il confronto su base annuale vede in Polesine un calo netto proprio per il commercio, con 109 unità in meno, 1,8%, con Rovigo che perde ben 29 realtà, 1,6%, Occhiobello 16 che significano però un meno 5,1%, Taglio di Po 11 pari al meno 4,9%, e Porto Viro 11, con un meno 2,5%. In calo anche le imprese agricole, con 107 attività in meno, 1,5%, le imprese di costruzioni, 55 in meno pari al calo di 1,7%, i trasporti con 32 realtà in meno, ovvero il 3,6%, le attività manifatturiere che calano di 20 unità, 0,7%, i servizi di informazione e comunicazione, che con 19 imprese perse cala del 4,2%, ma anche attività di alloggio e ristorazione e le attività finanziarie e assicurative, con flessioni rispettivamente di 16 aziende e il meno 0,8% e di sei aziende pari al meno 0,9%. Guardando alle tipologie di impresa, continua il trend negativo per le realtà artigiane che calano del 2% rispetto al settembre 2022, perdendo 114 unità, ma ben 1.385 sul 2014, pari a un crollo del 19,9%.
Nel raffronto con i dati del terzo trimestre 2022, alcuni settori mostrano invece una crescita, seppur lieve, come quello delle attività professionali, scientifiche e tecniche con 29 unità in più, 3,1%, il comparto altri servizi con 23 imprese in più, 0,9%, le attività immobiliari 16 in più con una crescita di 1,6%, ma leggeri incrementi si registrano anche nel settore istruzione, nei servizi di fornitura acqua e reti fognarie, in sanità e assistenza sociale e nelle attività artistiche, sportive e di intrattenimento. Troppo poco, però, per parlare di vitalità. Questa viene mostrata dalle imprese a conduzione straniera, che salgono dalle 2.201 di giugno alle 2.243 di settembre, più 1,9%, con una crescita rispetto al settembre 2022 di 70 unità, pari al 3,2% di crescita su base annua e un più 8,2% rispetto al 2014. Le imprese giovanili calano di 10 unità sul 2022, meno 0,6%, e di 794 sul 2014, addirittura un terzo in meno, meno 33%. Nell’ultimo anno si sono perse anche 54 imprese femminili, meno 1%, ma sono ben 632 in meno rispetto al 2014, il 10,3%. La speranza, ora, è la Zls.

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