Assaltano la Giada per rubare i jeans Cohën, ma il colpo fallisce

Venerdì 13 Settembre 2019 di Francesco Campi
Il laboratorio Giada ad Adria
ADRIA - Un’azione da film, velocissima e organizzata nei minimi dettagli: due grossi furgoni piazzati in mezzo alla strada per sbarrare l’accesso, un pickup lanciato a tutta velocità contro un cancello per abbatterlo, poi l’irruzione. Non all’interno di una banca o di una gioielleria, ma di un’azienda tessile nella zona artigianale di Adria, alle porte del Delta. Non una qualsiasi, però.
 
Si tratta infatti di Giada, che produce e distribuisce in particolare i jeans Jacob Cohën, marchio di cui è licenziataria fino al 2021. Jeans, ma non solo, con molte tasche, ma non per tutte le tasche, visto che alcuni capi possono arrivare a essere trovati, nel circuito dell’extralusso, anche a prezzi con tre zeri. Veri e propri “gioielli”, più facilmente rivendibili, però, dei gioielli veri e propri.
Almeno questo deve aver pensato il vero e proprio commando che ha colpito la notte scorsa, utilizzando due autocarri, un Nissan Cabstar NT400 e un Iveco Daily cassonato, per chiudere al transito via Risorgimento e garantirsi una via di fuga libera all’estremità opposta, dove la strada si trasforma in uno sterrato che dà comunque accesso, attraverso la campagna, alla Provinciale 4, che corre lungo l’argine del Canalbianco, ideale per far perdere le proprie tracce. Quasi simultaneamente, con un pickup Mitsubishi usato come ariete, è stato divelto il cancello d’ingresso dell’azienda e un gruppo di persone, in numero ancora imprecisato, ha poi fatto irruzione all’interno, per uscire poco dopo con alcuni capi d’abbigliamento e ripartire, a quanto trapela, con un’auto rubata sul posto. Sembra che addirittura qualcuno impugnasse un’arma. Tutto è successo nel giro di pochi minuti, più o meno cinque di numero.
Un piano perfetto? Solo apparentemente. Innanzitutto la rapidità è stata da una parte una scelta, dall’altra una necessità, perché è immediatamente sopraggiunta un’auto dell’istituto di vigilanza che pattugliava la zona, rendendo la fuga dei malviventi più precipitosa del previsto, tanto che qualcosa inizialmente arraffato è rimasto sul posto. Il secondo motivo, in realtà, è il principale, visto che da una prima stima di quanto asportato nel rapido blitz, i malviventi sembrerebbero aver preso poco o nulla di valore, perché di capi fatti e finiti veri e propri, non ce n’erano. Quindi, a conti fatti, sono stati molti di più i danni prodotti con l’effrazione che con il furto.
Di perfetto, quindi, sembrerebbe esserci poco nella prospettiva dei malviventi, anche perché, se è vero che quando i primi carabinieri sono arrivati sul posto, una pattuglia della Stazione di Pettorazza in circuito dopo essere stata impegnata a Porto Viro per una scazzottata fra stranieri, i banditi erano già fuggiti, è vero anche che questi hanno anche lasciato una lunga fila di elementi che i militari cercheranno di mettere insieme per cercare di risalire a loro. A cominciare dai mezzi usati per il blitz, come i due furgoni, entrambi con le insegne della Tema srl, un service di Modena specializzato nella logistica per concerti e manifestazioni varie. Poi i filmati ripresi dalle telecamere di via Risorgimento, comprese quelle della stessa Giada.
Da parte dell’Arma non arriva alcuna informazione in merito, nonostante si sia trattato di un un assalto da Far West in grado di destare non poco allarme, proprio per le sue modalità, e nonostante si inserisca in un contesto già “fragile”. Fra l’altro, probabilmente la stessa banda ci aveva già provato poco tempo fa, a fine luglio. Stessa dinamica, con i due furgoni a chiudere via Risorgimento e il commando pronto a fare razzia all’interno di Giada. In quel caso, però, i malviventi non erano riusciti a vincere la resistenza del cancello ed erano rimasti qualche minuto davanti, venendo “scovati” dai cani del vicinato, che con il loro abbaiare avevano richiamato l’attenzione e li aveva costretti a desistere dal loro piano. In realtà solo rimandato.
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